Andrà oggi in discussione al Consiglio dei ministri, insieme a quello per la sicurezza, il decreto immigrazione voluto da Matteo Salvini. Il vicepremier ha spiegato ieri che all'interno del documento ci sono «alcuni passaggi che faciliteranno le espulsioni. Penso al raddoppio dei tempi di trattenimento dei clandestini nei Cpr (che passa a 180 giorni), penso ai nuovi centri per il rimpatrio che saranno ultimati entro fine anno: ne abbiamo chiesto uno in ogni Regione, quello che non c'è nel decreto sono i nuovi accordi per i rimpatri con i Paesi di provenienza. Stiamo lavorando con tutte Regioni, c'è collaborazione, l'unico buco, evidentemente per un pregiudizio politico, è in Toscana».
Nei 15 articoli del documento si parte dall'abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari. Sarà eliminata «la possibilità per le Commissioni territoriali e per il questore di valutare, rispettivamente, la sussistenza dei gravi motivi di carattere umanitario e dei seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano». Saranno sostituiti con permessi per meriti civili o per cure mediche o se il Paese di origine vive una calamità naturale. È prevista anche la revoca della protezione umanitaria ai così detti «profughi vacanzieri», ovvero a coloro che hanno lo status di profugo e poi tornano in ferie nella Patria d'origine. I fondi destinati ai rimpatri saranno pari a 500mila euro per l'anno in corso, e un milione e mezzo di euro per i prossimi due. E di costi parla anche Salvini a Stasera Italia su Rete4: «Stiamo raddoppiando i centri, stiamo riducendo i costi: queste operazioni e minori sbarchi - da 100mila a 20mila - significano un risparmio di almeno un miliardo e mezzo di euro all'anno». Dei risparmi «una piccola parte, circa 400 milioni li reinvestiremo in assunzioni di poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco».
Un punto fondamentale è poi quello della protezione internazionale. Ciò che il Viminale sta facendo è cercare di ampliare il catalogo di reati che «in caso di condanna definitiva - si legge - comportano il diniego o la revoca della protezione internazionale, inserendovi ipotesi delittuose di particolare gravità che destano allarme sociale». Si pensa in particolare a violenza sessuale, detenzione di stupefacenti, minaccia a pubblico ufficiale, mutilazione degli organi genitali, rapina ed estorsione.
Sarà poi più difficile ottenere la cittadinanza, anche in considerazione del periodo ad alto rischio terroristico. Sarà limitata, pertanto, la possibilità di essere cittadini italiani «ai discendenti in linea retta di secondo grado che possono documentare lo status civitatis italiano del loro ascendente». Si cancellerà, però, il trattamento discriminatorio «che aveva colpito le donne che avevano perduto la cittadinanza avendo contratto matrimonio con un cittadino straniero». La cittadinanza sarà, invece, tolta a coloro che costituiranno un pericolo per la sicurezza nazionale.
Salvini dichiara guerra anche agli avvocati che si arricchiscono proponendo cause, spesso assurde, in difesa dei migranti. Il documento «allinea la disciplina prevista per il processo civile a quella già in vigore per il processo penale, escludendo che il difensore della parte ammessa al gratuito patrocinio abbia diritto all'anticipazione di spese e onorari a carico dell'erario quando l'impugnazione è dichiarata improcedibile o inammissibile».
Si pensa anche a snellire la gestione delle procedure per il riconoscimento della protezione internazionale, per evitare che si possa presentare più volte la domanda allo scopo di impedire un provvedimento di allontanamento. «Non credo - conclude Salvini - che ci siano rilievi di incostituzionalità, di cattivismo, di razzismo o di fascismo».
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