Forse è solo l'ultimo responso de «La Bestia», il sofisticato sistema informatico della Lega che con i suoi algoritmi suggerisce a Matteo Salvini come e su quali temi calibrare polemiche e provocazioni. O forse, più prosaicamente, sono le disastrose previsioni di tutti gli indicatori economici, da quelli degli istituti per così dire «certificati» (Ue, Bce, Ocse, ecc.) al sentiment del mondo produttivo italiano (sabato scorso l'80% dei 200 industriali riuniti a Cernobbio per il tradizionale Workshop Ambrosetti ha bocciato l'azione del governo). Fatto sta che la campagna elettorale della Lega in vista delle Europee del 26 maggio ha improvvisamente virato sui temi economici. E persino il girovagare in cerca di un approdo della nave Alan Kurdi non viene cavalcato come sarebbe successo in altri tempi.
A un anno dall'insediamento del governo guidato da Giuseppe Conte e con i venti di crisi che soffiano sull'Italia, insomma, Salvini sembra aver preso coscienza del fatto che la questione immigrazione è sì centrale ma forse non più risolutiva. Non si spiega in altro modo, infatti, la scelta di non puntare i riflettori sulla motonave della Ong tedesca Sea Eye per farne un altro caso Diciotti. Certo, sul punto Salvini ha ribadito la linea dura come era prevedibile, ma ha lucidamente scelto di non farne una bandiera da sventolare in chiave elettorale. Un po' perché è probabile che oggi - a differenza di quanto accadde lo scorso agosto con la nave Diciotti - il M5s avrebbe un approccio meno remissivo, un po' perché il tema resta caldo ma probabilmente meno decisivo per l'elettorato della Lega. D'altra parte, sono mesi che Giancarlo Giorgetti va manifestando in privato le sue perplessità su un'azione di governo che ogni giorno che passa scontenta sempre più i ceti produttivi del Paese e in particolare del Nord.
Così, non è un caso che Salvini abbia deciso di tornare a cavalcare i temi economici. E che si sia improvvisamente ricordato di quella flat tax che nei mesi passati sembrava finita nel dimenticatoio. L'amo l'ha gettato sabato il sottosegretario ai Trasporti Armando Siri, uno dei consiglieri economici del leader della Lega. «Questo non è il tempo per le timidezze ma per il coraggio. Ecco perché - ha detto chiamando direttamente in causa il ministro dell'Economia Giovanni Tria - abbiamo fiducia che la flat tax sarà elemento qualificante del Def». Passate 24 ore, ci ha pensato il leader della Lega a ribadire il concetto. E lo ha fatto andando subito a cercare il muro contro muro con il M5s, premurandosi pure di prendere le distanze da quel reddito di cittadinanza che al Nord non pare aver fatto troppo presa e che certamente - anche i sondaggi sono univoci sul punto - non scalda l'elettorato di riferimento di Salvini. La flat tax, spiega il ministro dell'Interno, «è una nostra priorità». Di più. È nel contratto di governo. E siccome la Lega ha «rispettato e approvato quel che c'è nel contratto anche se non era nel suo dna come è accaduto con il reddito di cittadinanza», ora è il momento che il M5s faccia altrettanto sulla flat tax.
Dopo un anno di governo in cui la Lega si è sostanzialmente concentrata sui dossier sicurezza e immigrazione lasciando al M5s i
provvedimenti economici (prima il decreto dignità, poi il reddito di cittadinanza), arriva quindi la virata. Nel tentativo di non vedersi addossare nei prossimi mesi la responsabilità di una crisi economica che pare ormai alle porte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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