Ecco la trappola nascosta: subito l'aumento dell'Iva

Stangata in vista sui consumi: già a luglio aliquota ordinaria dal 22 al 23% (agevolata dal 10 all'11%)

Ecco la trappola nascosta: subito l'aumento dell'Iva

Aumento Iva subito, patrimoniale in prospettiva. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha deciso di dare ascolto a chi gli consiglia di non nascondere la polvere sotto il tappeto e rappresentare, a beneficio dei mercati, le prospettive dell'economia italiana per quelle che sono. Crescita zero.

Ora però c'è il passo successivo che consiste nel mettere in sicurezza i conti del 2019 e del 2020, in un modo che piacerà pochissimo alla maggioranza di governo e ancora meno ai contribuenti italiani.

Come noto per il 2020 a legislazione vigente, dovrebbero scattare aumenti dell'Iva per 23 miliardi di euro. Effetto delle clausole di salvaguardia potenziate dal governo con l'ultima legge di Bilancio.

La novità è che questa volta le clausole non sarebbero disinnescate e che gli aumenti potrebbero entrare in vigore già da luglio. Di fatto la manovra correttiva che il governo continua a smentire, attraverso un anticipo dei rincari delle imposte su beni e servizi. Secondo delle anticipazioni del Quotidiano nazionale, si tratterebbe di un aumento di un punto di due aliquote Iva: quella ordinaria che passerebbe dal 22 al 23, quella intermedia, dal 10 all'11%. Salve solo le merci alle quali è applicata l'aliquota più agevolata al 4%, come il pane.

La stangata sarebbe mitigata da una misura che consiste nella possibilità di detrarre il 2% della spesa per gli acquisti superiori a 30 euro. Un assaggio di una delle riforme delle quali si parla da anni ma non è mai stata attuata: la possibilità di detrarre tutte le spese. Oltre a coprire la manovra per il 2018, circa 5 miliardi e fare aumentare il gettito nella misura prevista l'anno prossimo, 23 miliardi, la riforma mira a disincentivare i pagamenti non dichiarati, con una misura che ricorda il meccanismo del contrasto di interessi tra il venditore e il compratore. Poco più di un palliativo rispetto all'entità della stangata fiscale.

Fino a ieri sera il ministero non si è espresso. «Ci aspettiamo che il ministro Tria smentisca le anticipazioni. Con la pressione fiscale a livelli record, sarebbe un'altra mazzata per famiglie e imprese», ha commentato Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia.

L'alternativa è un ritorno alla patrimoniale sulla ricchezza degli italiani. Ad esempio sulla prima casa. La tassa sul patrimonio immobiliare, eliminata dal governo Berlusconi nel 2009, era stata reintrodotta in versione potenziata dal governo Monti e poi mitigata dal governo Renzi che ha escluso l'abitazione principale dal pagamento Imu.

Le pressioni sul governo per reintrodurla sono forti. A partire dall'Ocse, che ha appena diffuso il report annuale, fino alla Commissione europea. Per il governo gialloverde resta un tabù, ma il ministro Tria non esclude interventi sulle ricchezze. C'è chi ha visto un passo in questo senso in un passaggio del videomessaggio che Tria ha inviato al Salone del risparmio. «Il patrimonio è di per sé un valore, ma esprime una funzione sociale se messo a servizio della crescita della comunità». Per Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia, le parole del ministro «hanno un suono vagamente sinistro.

No patrimoniale, grazie».

Per l'ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli è improbabile che si ricorra ad una patrimoniale. L'Italia ha bisogno di tagli alla spesa strutturali, non di misure una tantum come sarebbe una patrimoniale.

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