Effetto Gruppo misto: boom di partitini

Non ci sono limitazioni: ogni sigla può stare a sé con un semplice senatore

Effetto Gruppo misto: boom di partitini

Doveva essere un addio a trasformisti, voltagabbana e mutanti. Nella legislatura dei record per i cambi di casacca, prima della conclusione era arrivata la scure di Pietro Grasso: l'ex presidente Senato con un blitz sui regolamenti aveva assestato un duro colpo ai trasformisti di professione. Tanto che con le modifiche alle norme interne d'ora in poi, infatti, a Palazzo Madama non sarà più possibile costituire gruppi parlamentari che non rispecchino i partiti che si sono presentati alle ultime elezioni. Ma, c'è un ma. Anzi, un trucco. Ed è nascosto nelle postille che regolano il funzionamento del Gruppo Misto. Proprio in quello che è nato come rifugio dei parlamentari senza casa, si nasconde il sotterfugio per la creazione di componenti ex novo, fuori dal perimetro delle forze che hanno corso alle Politiche. Lo rivela un'analisi di Openpolis, che spiega come al Senato le componenti interne al Misto non siano regolamentate. Si tratta di sigle che non hanno numeri sufficienti per formare un gruppo da zero, ma che rivendicano una loro specifica identità politica. Il fatto che non siano sottoposte a vincoli fa sì che a differenza di quanto avviene a Montecitorio, non ci siano requisiti minimi per crearne una «permettendo, per assurdo, anche a un senatore da solo di formare la sua componente». Insomma, una riforma, quella di Grasso, che rischia di nascere azzoppata. «Se si vuole fare sembrare che sia servita solamente a nascondere il problema dei cambi di gruppo - scrive Openpolis - sotto al tappeto del gruppo Misto, è giunta l'ora di introdurre dei parametri per la creazione di componenti anche al Senato».

Nella scorsa legislatura a Palazzo Madama ne sono nate in fasi alterne ben 21, alcune composte proprio da una sola persona. Si trattava di correnti sconosciute agli elettori perché non avevano preso parte né alle consultazioni del 2013 né poi l'hanno fatto a quelle del 4 marzo. Ora paradossalmente con le nuove regole del Senato nate per impedire la mutazione genetica che aveva visto il 60 per cento dello scorso Parlamento trasfigurarsi rispetto al verdetto delle urne, il Misto è destinato a diventare una babele parlamentare dove possono proliferare i partitini.

Infatti, se da un lato il regolamento firmato da Grasso, vietando la creazione di gruppi a forze politiche che potrebbero nascere in corso di legislatura, argina il trasformismo, dall'altro rischia di alimentare il fenomeno all'eccesso all'interno del gruppone dalle mille identità. Dove finora sono già nate tre componenti.

La più numerosa è quella di Liberi e uguali con 4 membri (Grasso, De Petris, Errani e Laforgia): mentre alla Camera forse riuscirà a creare un gruppo parlamentare autonomo grazie alle deroghe previste dai regolamenti di Montecitorio, al Senato dove anche le deroghe per i gruppi sotto soglia sono state abolite, è destinato a rimanere solo una componente. Poi ci sono Psi-Maie-Usei con tre rappresentanti di tre partiti diversi, e +Europa, di cui fa parte solo Emma Bonino. Ma la platea è destinata ad aumentare.

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