Elisa strangolata e sepolta nel bosco

Sebastiani trovato in un casolare. Confessa e porta gli investigatori dalla ragazza

Elisa strangolata e sepolta nel bosco

Piacenza - Fine di tutto. Delle speranze, delle ricerche, della giovane vita di Elisa Pomarelli. «Massimo la amava, non poteva ucciderla, se l'avesse fatto si sarebbe suicidato», aveva detto pochi giorni fa la sorella di Elisa: ed erano tentativi disperati di aggrapparsi a una illusione di salvezza. Previsioni tutte, ora si può dirlo, tragicamente sbagliate. Forse Massimo Sebastiani la amava davvero, in un suo modo infelice e perverso. Ma ha trovato la forza di ucciderla, strangolandola e sotterrandola nella boscaglia, a poche centinaia di metri da un'abitazione a Costa di Sariano. E invece non ha trovato la forza di mettere fine anche alla sua esistenza povera e un po' sfigata, di omone grande, grosso e solo. Ha vagato, per quattordici giorni, nelle campagne e nelle colline a sud di Piacenza, campando chissà come mentre un apparato di caccia sempre più nutrito cercava di trovare lui ed Elisa. Volontari, vigili del fuoco, protezione civile, cani molecolari, un dispositivo simile a quello che nelle campagne emiliane aveva dato la caccia a Igor il Russo. Ieri mattina, quando ormai i carabinieri stavano per gettare la spugna, lo hanno trovato. Era in un casolare della zona, uno come gli altri settanta perquisiti in questi giorni. Non ha fatto resistenza. Lo hanno portato in caserma, a Piacenza. Ha ammesso subito quello che i carabinieri già sapevano. «L'ho ammazzata». E li ha accompagnati nel bosco dove aveva abbandonato la ragazza che aveva avuto l'unica colpa di essere stata sua amica.

Era il 25 agosto, quando per l'ultima volta Massimo ed Elisa escono insieme. È domenica, vanno a pranzo in una trattoria della zona dove li conoscono bene, sono una presenza fissa, volti amici. Li vedono tranquilli, chiacchierano, sorridono. Pagano, escono, salgono insieme sull'auto di Sebastiani. Poi lei svanisce nel nulla. Riappare lui, il giorno stesso, lo vedono fare benzina all'auto, girare per la zona intorno a mezzanotte. Ma lei non è più con lui. L'ha già uccisa, abbandonata nel bosco dove ieri viene ritrovata, con i segni crudi delle due settimane di caldo, di temporali, di animali. Che per lei non ci fossero più speranze, se non nel cuore dei familiari e degli amici, lo aveva detto chiaramente, oltre alla logica cruda, anche la decisione della Procura di Piacenza, il 31 agosto, di incriminare formalmente Sebastiani per omicidio volontario. Da quel momento i carabinieri non cercavano più due scomparsi da salvare ma un assassino da arrestare. Nel frattempo si affastellavano flash sulla figura di Sebastiani. Uno che in zona tutti conoscevano e che consideravano indubbiamente un po' strano ma altrettanto sicuramente innocuo: ma di cui poche ore prima del suo arresto erano saltati fuori video inquietanti, lui che distrugge con furia un armadio, lui che solleva un tronco da cento chili. Non era andato lontano. Il casolare dove lo scovano è a dieci chilometri da Sariano, dove aveva mangiato per l'ultima volta con Elisa. Da lì lo portano in città, al comando provinciale dell'Arma, e li si trova davanti il pubblico ministero con cui dovrà fare i conti. È una giovane donna, si chiama Ornella Chicca. La domanda è una sola, secca. «Cosa ne hai fatto?». Pm e carabinieri sono preparati alla risposta, ma quando Sebastiani ammette di avere ucciso la ragazza, nella stanza scende ugualmente il gelo. Altre domande incombono, una su tutte: perché? Ma per questo ci sarà tempo dopo. Dalla caserma parte il corteo verso i boschi. Sono quegli stessi boschi battuti a lungo invano, in questi giorni, non solo dai soccorsi ufficiali ma anche dagli amici di Elisa.

Il corpo è lì, non distante dalla casa di un amico di Sebastiani che se lo era visto capitare davanti il pomeriggio del 25: l'aveva già ammazzata, ma sembrava normale. Sebastiani viene riportato in caserma, fermato per omicidio e occultamento di cadavere. In serata inizia il lungo interrogatorio.

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