Energia e rifugiati, Draghi tratta con i partner europei: "No ai ricatti di Mosca sul gas"

Energia e rifugiati, Draghi tratta con i partner europei: "No ai ricatti di Mosca sul gas"

Non solo sanzioni economiche e invio di armi. Ma anche un secondo binario, parallelo e che si occupi di come gestire le conseguenze «domestiche» del conflitto tra Russia e Ucraina. Non certo perché sul primo punto ci siano perplessità. Anzi, l'Italia è e resta in prima linea. Quanto perché - soprattutto per un Paese come il nostro, dove quasi il 40% del gas consumato ogni anno arriva dalla Russia - è evidente la necessità di un deciso cambio di paradigma, così da mettere sul tavolo i temi economici più urgenti per reagire all'inevitabile shock di una guerra - militare ed energetica - alle porte dell'Europa. Una decisione, è la convinzione di Palazzo Chigi, che andrebbe presa a prescindere da come e in quanto tempo si risolverà la crisi tra Mosca e Kiev.

È soprattutto su questo fronte che sta lavorando Mario Draghi, in vista di una settimana che sarà non poco impegnativa. Lunedì il faccia a faccia a Bruxelles con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Un incontro per parlare di energia e immigrazione. E che - almeno secondo fonti della Commissione - potrebbe essere seguito da un conferenza stampa congiunta. Giovedì e venerdì, invece, sarà la volta del Consiglio Ue, che si terrà eccezionalmente a Versailles e che, stando all'agenda iniziale, si sarebbe dovuto concentrare sul patto di stabilità. È evidente, però, che il vertice francese non si limiterà a ragionare su un'eventuale sospensione delle regole di bilancio, ma valuterà anche indicazioni a favore di possibili golden rule che avvantaggino investimenti che l'Europa oggi vede come strategici (per esempio in tema di Difesa). Un appuntamento, quello francese, a metà della prossima settimana e dove non è escluso che Draghi possa anche incrociare il cancelliere Olaf Scholz. D'altra parte, è da qualche giorno che Roma e Berlino stanno cercando di conciliare le agende per organizzare un bilaterale.

Ed è forse in vista di una settimana che si annuncia piuttosto piena che il premier ha deciso di concedersi qualche giorno di riposo a Città delle Pieve. Da giovedì sera, infatti, l'ex numero uno della Bce è nella sua casa in Umbria. E ci dovrebbe restare fino a lunedì mattina, quando si muoverà in direzione Bruxelles per il faccia a faccia con von der Leyen. Giornate che restano comunque scandite dall'avanzare della crisi tra Russia e Ucraina. Tanto che ieri mattina di buonora il premier ha pubblicamente condannato «l'attacco scellerato» da parte di Mosca contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Una aggressione «contro la sicurezza di tutti», dice Draghi che invita l'Ue a «continuare a reagire unita» e «con la massima fermezza» per «sostenere l'Ucraina» e «proteggere i cittadini europei».

Il tema, però, è ora il cosiddetto binario parallelo. A partire dalla necessità di non essere più energeticamente dipendenti dalla Russia. Questione che dopodomani Draghi metterà sul tavolo di von der Leyen con l'obiettivo di individuare una strategia economica comune per l'Ue. D'altra parte, assolutamente in tempi non sospetti, fu proprio Draghi - durante il vertice Eumed 9 di Atene dello scorso settembre - a ipotizzare che l'Ue potesse muoversi con «acquisti collettivi», seguendo la strada già tracciata per i vaccini. Così, per dirla con le parole del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, da non essere «ricattati» sull'energia.

In questa settimana, però, non si parlerà solo di calmierare i prezzi delle bollette attraverso una politica comunitaria condivisa o di emettere nuovo debito europeo. Sul tavolo c'è infatti un tema destinato a diventare centrale nei mesi a venire, visto che in Italia c'è la più grande comunità ucraina di tutta Europa con ben 236mila unità. Sarà proprio verso i nostri confini, quindi, che si riverserà la disperazione di buona parte dei profughi.

Secondo i dati nelle mani di Palazzo Chigi, infatti, quest'anno dall'Ucraina potrebbero arrivare anche 800-900mila rifugiati. Per farsi un'idea delle proporzioni, nel 2021 gli immigrati sbarcati sul nostro territorio sono stati poco meno di 70mila.

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