Roma. La frettolosa stesura del decreto fiscale mette in luce ogni giorno qualche crepa del provvedimento. Ad esempio, il passaggio dei dipendenti da Equitalia a Agenzia delle Entrate-Riscossione, il nuovo ente pubblico economico che subentrerà alla spa guidata da Ernesto Maria Ruffini, dovrebbe essere effettuato - stando a quanto si legge nella bozza del decreto - tramite «procedura di selezione e verifica delle competenze, in coerenza con i principi di trasparenza, pubblicità e imparzialità». La conseguenza più immediata sarebbe il licenziamento di coloro che non dovessero superare tale selezione. D'altronde, un qualche escamotage per riportare nell'alveo pubblico una società di diritto privato come Equitalia con i suoi oltre 7mila dipendenti doveva esser pur trovato. La scelta della forma dell'ente pubblico economico come il Demanio consente il mantenimento dell'aura «privatistica» eliminando l'obbligo costituzionale dell'assunzione per concorso pubblico.
La procedura di selezione, però, ha fatto infuriare i sindacati. «Organizzeremo una grande campagna di mobilitazione delle coscienze di cui lo sciopero generale della categoria non può che essere un'inevitabile tappa», ha dichiarato il segretario della First-Cisl, Giulio Romani, denunciando le «ingiurie» provenienti dai rappresentanti delle istituzioni. Il segretario della Uilca-Uil , Massimo Masi, così come il collega della Fisac-Cgil, Agostino Megale, ha annunciato una serie di scioperi «in difesa dei diritti dei lavoratori» aggiungendo che «dal punto di vista giuridico ci appelleremo alla magistratura». Un attacco frontale che ha indotto il viceministro dell'economia, Enrico Zanetti, alla retromarcia, l'ennesima. «Il passaggio nel nuovo ente pubblico economico sarà per tutti senza soluzione di continuità e nel mantenimento delle posizioni giuridiche e contrattuali», ha replicato aggiungendo che «se sarà opportuno migliorare il testo su questo punto per renderlo ancora più chiaro, lo faremo insieme al Parlamento».
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, deve tenere botta su altri fronti. «Non c'è nessun nuovo potere del premier», ha detto ieri a In mezz'ora riferendosi al decreto della Presidenza del Consiglio con il quale Equitalia sarà soppressa dal primo luglio per essere inglobata nelle Entrate (al cui vertice potrebbe insediarsi proprio Ruffini al posto di Rossella Orlandi in scadenza). Daniele Capezzone (Cor) ha invece fatto notare come per non pagare sanzioni sulle cartelle «rottamate» occorra saldare tutto entro marzo 2018 tutto «in quattro mostruose e ravvicinatissime maxi-rate».
Prima dell'emanazione del dl si ipotizzavano rateazioni fino a tre anni. Barbara Saltamartini (Ncs) ha invece stigmatizzato i 600 milioni elargiti dal decreto, definito «un bancomat elettorale», alla Circumvesuviana di Napoli in dissesto.GDeF
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