Erano tutti «reduci» della Siria

La strage di Parigi nasce in Siria. Inutile girarci intorno, almanaccando sul passaporto belga o francese dei kamikaze del 13 novembre. Gira e rigira, tutti e sei i terroristi finora identificati erano stati in Siria, nel grande stato-laboratorio del jihadismo. E in Siria dovrebbe essere Abdelhamid Abaaoud, la mente degli attentati, sfuggito in gennaio al blitz della polizia belga in cui furono uccisi due estremisti. Insomma, diventa sempre più evidente quel che afferma l'intelligence irachena: la strage sarebbe stata pianificata a Raqqa, capitale dell'Isis. Questo dato dovrebbe far riflettere i grandi che, ad eccezione di Putin, continuano a cincischiare. La multinazionale del terrore ha lì proprio quartier generale, gli ufficiali e in quel contesto si sono formati i soldati che poi, per tornare in Europa, hanno anche sfruttato le rotte dei migranti.Salah Abdeslam, il fuggitivo del gruppo, sarebbe rientrato dal Medio Oriente a settembre, quando è stata aperta la frontiera austriaca. E in quei luoghi era stato anche il fratello Brahim che si è fatto saltare in boulevard Voltaire. Tutti i componenti del commando hanno imparato sul campo. Ismael Omar Mostefai, un oscuro piccolo criminale, si era radicalizzato dopo il 2010 ed era stato in Siria almeno due anni. E ora, in un festival postumo degli avvertimenti e degli allarmi, si scopre che la Turchia aveva messo sul chi va là Parigi ben due volte, a dicembre 2014 e a giugno 2015, puntando il dito conto questo ragazzo nato a Chartres 29 anni fa. Ma gli stessi percorsi erano stati seguiti anche dagli altri componenti del commando: Samy Amimour, ventottenne di Drancy, alle porte di Parigi, aveva addirittura trovato riparo sotto il mantello insanguinato dell'Isis, dopo che nel 2013 contro di lui era stato spiccato un mandato di cattura internazionale. L'anno scorso il padre, disperato, aveva intrapreso il viaggio della speranza per farlo ragionare. Invano. E a marzo risale il tour nel Paese devastato del francese Bilal Hafdi, 20 anni, kamikaze allo stadio.Poi c'è il caso di Ahmad Al Mohammad: accanto al suo cadavere c'era un passaporto siriano. Vero? Falso? Ora c'è anche la certezza dell'identità: l'uomo era nato in Siria 10 settembre 1990. A ottobre era sbarcato in Grecia, come tanti suoi connazionali. Nascondendosi dietro la tragedia di un popolo.Ma i conteggi non sono finiti: secondo fonti d'intelligence agli attacchi hanno partecipato almeno dodici persone. E nelle mani della polizia belga ora ci sarebbe anche l'artificiere che ha preparato gli ordigni: si chiama Mohamed Amri, ha 27 anni, è stato catturato nel corso della maxioperazione condotta a Bruxelles, nel quartiere di Molenbeek, il ghetto salafita che a quanto pare è un crocevia dell'eversione. A casa sua è stata scoperta una grande quantità di nitrato. Amri era a bordo della Golf partita nella notte di venerdì dal Belgio per andare a recuperare Salah a Montreuil. Operazione impossibile e invece riuscita. Salah è sparito.

Ha ucciso e in modo rocambolesco è riuscito a fuggire.

Prima ha abbandonato a Montreuil, banlieu parigina, la Seat nera usata per il massacro in cui sono stati ritrovati tre kalashnikov. Anche lui è stato in Siria, come molti altri componenti del commando che ha seminato il terrore

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