Politica

Erdogan adesso vuole far arrestare l'ex Inter Sukur

Ha giocato per il Galatasaray, per il Torino, per l'Inter e per il Parma. Per la nazionale del suo Paese ha segnato 51 goal in 112 partite, uno dei quali ai mondiali del 2002 infilando nella rete della padrona di casa Corea del Sud il gol più veloce, 1008, della storia dei Mondiali. A oggi Hakan Sukur è il capocannoniere turco imbattuto. Nel 2011 ha appeso gli scarpini al chiodo, buttandosi in politica. E là sono cominciati i suoi guai: oggi l'attaccante è ricercato per «appartenenza a un gruppo armato terrorista». L'ordine di arresto spiccato dalla procura di Sakarya, a est di Istanbul, resta senza applicazione. Hakan Sukur suo padre Selmet è satto ammanetatto e i suo conti bancari bloccati è irreperibile da almeno un anno. L'accusa che pende sul suo capo è grave: secondo il presidente Recepp Tayipp Erdogan, l'ex stella del calcio turco è un membro del Fetö, l'organizzazione del terrore gulenista come viene definita dal governo di Ankara la rete segreta che fa capo a Fetullah Gulen. Il predicatore islamico ed ex mentore dello stesso Erdogan è da mesi il primo della lista dei nemici del «sultano». Fra il 15 e il 16 luglio scorso, i turchi hanno assistito a un tentativo di colpo di stato - fallito nel corso di una notte - contro il presidente islamico e il suo esecutivo: già nelle primissime ore del golpe, i ministri di Erdogan accusavano Gulen di aver ordito il putsch. Di lì a poco scatterà una massiccia operazione di epurazione dei gulenisti da ogni settore della società: militari di ogni grado, giudici costituzionali e magistrati comuni, funzionari pubblici, accademici, insegnanti, giornalisti, privati cittadini. La normalizzazione voluta da Erdogan ha portato all'arresto di decine di migliaia di cittadini turchi e al licenziamento, con il conseguente ritiro del passaporto, di altrettanti sospetti «nemici dello Stato». La scure presidenziale si abbatte oggi sullo sport, o meglio su uno sportivo prestato alla politica. Agli investigatori scatenati dal presidente non interessa che Sukur abbia militato nel partito Giustizia e Libertà (Akp) fondato dallo stesso Erdogan. È vero che nel 2011 il popolarissimo attaccante vinse una facile elezione diventando deputato dell'Akp; molto più gravi, tuttavia, sono le sue dimissioni presentate due anni dopo quando il sultano e i suoi più stretti collaboratori venivano colpiti da una serie di inchieste e corruzione. Allo sportivo è attribuito anche il pieno disaccordo con la politica dell'ex premier Ahmet Davutoglu, impegnatosi a chiudere le scuole di Hizmet, questo il nome ufficiale del movimento fondato dall'arcinemico di Erdogan. Dotato di mezzi sufficienti per mettersi al riparo dalla furia presidenziale, Sukur ha lasciato il Paese ben prima del tentato golpe di luglio: già il mese prima l'attaccante era finito sotto processo in contumacia per aver insultato Erdogan sui social media.

G.

S.

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