Ergastolo per il barelliere dell'ambulanza della morte

Garofalo iniettava aria in vena ai malati gravi per far guadagnare le pompe funebri e le cosche

Ergastolo per il barelliere dell'ambulanza della morte

Ragusa. Dovrà scontare l'ergastolo il barelliere killer di Catania, che ha ucciso senza pietà tre malati terminali.

La Procura aveva chiesto 30 anni, ma la I Corte d'Assise di Catania, all'esito dell'udienza di ieri, ha deciso che il 46enne Davide Garofalo, accusato di omicidio aggravato ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, debba trascorrere tutta la vita in carcere, anche se ha escluso l'aggravante dei motivi abbietti e della crudeltà.

Eppure dall'inchiesta «Ambulanza della morte», che fu coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Puleio, con il procuratore capo Carmelo Zuccaro e il sostituto Andrea Bonomo (pm che ha seguito il processo), è stato accertato che fu atroce la morte che il barelliere inflisse alle sue vittime.

Tra il 2014 e il 2016 Garofalo uccise un 55enne e un uomo e una donna molto anziani, malati terminali, con un'iniezione d'aria sparata dritta in vena con agocannula provocando loro un'embolia gassosa. Lo fece durante il tragitto in ambulanza privata dall'ospedale (in prevalenza quello di Biancavilla, in provincia di Catania) verso la casa dei pazienti, che erano stati dimessi dal nosocomio. A lasciare fortemente scossi anche gli investigatori del Nucleo operativo dei carabinieri della Compagnia di Paternò, che espletarono le indagini e arrestarono l'uomo nel dicembre del 2017, fu il fatto che il barelliere uccideva persone in gravi condizioni per denaro. Arrotondava lo stipendio con un «regalino» che riceveva per avere avvisato le pompe funebri dell'avvenuto decesso, proponendole ai familiari del defunto influenzabili visto il momento di grande dolore. Il servizio di trasporto e di vestizione dei defunti fruttava dalle 200 alle 300 euro.

«La gente non moriva per mano di Dio dichiarò alla trasmissione Le Iene un collaboratore sottoposto a programma di protezione -. Ma per guadagnare 300 euro, invece di 30 o 50. L'inchiesta accertò che Garofalo non era l'unico a guadagnare sulla pelle delle persone ammazzate all'insaputa dei sanitari e dei familiari, a cui veniva riferito che il decesso era avvenuto durante il trasporto per cause naturali. A processo, infatti, per un'altra morte c'è il barelliere Agatino Scalisi, ma il procedimento, seppure in rito abbreviato, non è ancora stato definito.

Si scoprì anche che a imporre la presenza di Garofalo sull'ambulanza era stata la mafia che gestiva il racket del caro estinto attraverso le sue pedine. Garofalo avrà tempo di meditare sul male fatto.

La I Corte d'Assise di Catania ha deciso che per 1 anno e 2 mesi del suo ergastolo debba stare in isolamento diurno, inoltre lo dichiara decaduto dalla potestà genitoriale, lo condanna al risarcimento dei danni arrecati alle parti civili, al pagamento di provvisionali immediatamente esecutive e dovrà anche pagare le spese processuali e di mantenimento in carcere.

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