Era geloso. L'ha uccisa per questo. Paolo Cugno, 26 anni, ha accoltellato la compagna, Laura Petrolito, 20 anni, al culmine di una lite. L'ennesima. L'ha colpita più di dieci volte alla gola e al petto. Poi il giovane ha tentato di disfarsi del corpo gettandolo in un pozzo artesiano poco distante dal luogo dell'efferato omicidio, in contrada Stallaini, nelle colline sopra Caniccattini Bagni, nel Siracusano.
Il cadavere è rimasto incastrato tra le lamiere del pozzo, coperto con il coperchio in ferro in dotazione. «Se gli assistenti sociali l'avessero presa in carico, proteggendola in qualche struttura, mia figlia sarebbe viva». Piange senza fine e si sfoga così il padre, Andrea, che non si dà pace per quella figlia perduta per sempre per mano del suo compagno. «La picchiava», dice. Tra le lacrime papà Andrea rivela le difficoltà del rapporto travagliato della figlia con il compagno Paolo, da cui aveva avuto otto mesi fa un bimbo.
Sin dall'inizio della scomparsa, avvenuta sabato sera, per i carabinieri del Comando provinciale di Siracusa e della Compagnia di Noto, che si sono occupati delle indagini e delle ricerche, il giovane è stato l'unico sospettato. Si era allontanato con la ragazza sabato intorno alle 19 per fare una passeggiata. Poi di loro non si è avuta più notizia. Il papà di Laura ha provato più volte a contattarla quando il nipotino, che gli era stato affidato, aveva fame, e anche i genitori di Paolo sono stati allertati per via dello strano silenzio della coppia.
Per la procura di Siracusa il delitto è frutto non di premeditazione ma di un'escalation di violenza all'interno «di un rapporto travagliato», caratterizzato «da un tasso di gelosia elevato». Secondo il procuratore capo, Francesco Paolo Giordano, «è stato un classico delitto d'impeto» dovuto «ai fantasmi della gelosia». La confessione da parte del giovane, che è stato accompagnato in caserma dal padre che l'ha trovato in contrada Tradituso domenica mattina alle 7 mentre si recava in campagna per lavorare, è avvenuta dopo un lungo interrogatorio da parte del magistrato e dei carabinieri. Paolo, che adesso è in carcere a Siracusa, ha usato un coltellaccio trovato nel capanno in uso alla sua famiglia. Era lì sabato sera con Laura. Lui stesso ha indicato agli inquirenti dove trovare l'arma e la maglia indossata al momento dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere. Per l'intera durata dell'interrogatorio, familiari e residenti a Canicattini Bagni hanno sostato dinanzi alla caserma in attesa dell'esito.
Qualcuno voleva scagliarsi contro l'assassino di Lauretta, come era conosciuta in paese quella ragazza dal passato tormentato, abbandonata dalla madre quando aveva solo 3 anni e cresciuta amorevolmente da papà Andrea, seguita dai servizi sociali. Il pensiero adesso va al piccolo e anche all'altro bimbo, di 3 anni, avuto da una precedente relazione e affidato ai genitori del papà naturale.
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