Eroe o spaccone, il pm di Trani divide i garantisti

Gli azzurri lodano l'operato di Ruggiero. Cerasa e la Chirico ironizzano sull'esito del processo

Roma La solitudine si rivela all'alba, cinque minuti prima delle sei. «È davvero incredibile quanto talvolta ci si possa sentire soli nel fare il proprio dovere», confessa su Facebook il pm di Trani Michele Ruggiero, poche ore dopo la sentenza di primo grado che ha mandato assolte le agenzie di rating che la toga aveva trascinato alla sbarra nel tribunale della cittadina pugliese. Un lungo post, amaro e con tanti spunti polemici (come quello sulla mancata costituzione di parte civile dello Stato), perfettamente in linea col personaggio, capace questa volta di spaccare persino il fronte dei garantisti.

Se la sua presa di posizione a favore del «popolo sovrano» (e con tanto di dedica «a tutti i miei fratelli d'Italia») è piaciuta a molti, tanto che il suo post nel pomeriggio di ieri è stato rilanciato come notizia di apertura del blog di Beppe Grillo, e se la sua battaglia dal sapore donchisciottesco contro la finanza internazionale (con corollario di ipotesi di complotto ai danni dell'ultimo governo Berlusconi) ha conquistato i cuori, tra gli altri, degli azzurri Renato Brunetta ed Elvira Savino, qualcuno, invece, non la smette di attaccare Ruggiero e tutta la procura di Trani, quest'ultima peraltro frequentemente al centro di scandali e pasticci negli ultimi anni, col Csm chiamato più volte a occuparsi degli uffici giudiziari affacciati sulla cattedrale di San Nicola Pellegrino.

Ieri si è arrabbiata, per dire, la presidente della commissione Giustizia della Camera, la dem Donatella Ferranti, tra l'altro collega di Ruggiero, criticando anche la loquacità social della toga. Ma tra i nemici del pm c'è pure Annalisa Chirico, garantista doc e presidente di «Fino a prova contraria», che due giorni fa ha ironizzato sulla «misera fine» del «processo contro il rating assassino». Ed è nel gruppo pure il direttore del Foglio Claudio Cerasa, che ha suonato così il de profundis ai teoremi complottisti sulla fine dell'esecutivo del Cav: «Cadde non per un gomploddo ma semplicemente perché non si reggeva in piedi». Quanto al leader di Forza Italia, Ruggiero deve parte della sua celebrità proprio al fatto d'aver indagato Berlusconi esattamente sette anni fa, per le presunte pressioni sull'Agcom per far chiudere Annozero. Inchiesta poi trasferita a Roma e finita in una bolla di sapone.

Insomma il fronte garantista continua a dividersi tra fan e detrattori del pm immortalato mentre aspettava la sentenza sfoggiando una cravatta tricolore, omaggio alla sovranità del Paese, violata secondo lui dalle manipolazioni di Standard&Poor's e di Fitch. Il Tribunale di Trani, però, non era d'accordo.

Ora i tanti che guardavano con interesse all'esito del processo aspettano di capire se Ruggiero deciderà o meno di presentare appello contro l'assoluzione di tutti gli imputati. Che la risposta sia affermativa pare scontato: anche nel post di ieri, oltre che per la solitudine, il pm tranese sospirava per l'«amarezza di non aver raggiunto - per ora - l'obiettivo».

Un «per ora» che fa presumere che la battaglia contro i giganti della finanza - o contro i mulini a vento, a seconda dei gusti - di Ruggiero sia tutt'altro che finita, e che la seconda puntata sia solo dietro l'angolo. Resta da capire chi lo seguirà. E che effetto avrà l'endorsement di Beppe Grillo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica