Sarebbe morta recentemente la donna fatta a pezzi e chiusa in un borsone riaffiorato lunedì dalle acque del Po in secca, a Occhiobello, in provincia di Rovigo, presso la curva Malcanton dove il fiume straripò nel 1951. Secondo i primi accertamenti del medico legale l'omicidio - perché è questa l'ipotesi sui cui indaga la Procura di Rovigo - risalirebbe a una al massimo due settimane fa.
Cadono, dunque, le ipotesi sull'identificazione della vittima formulate in un primo momento. Escluso che sia Isabella Noventa, uccisa nel 2016 dall'ex fidanzato con la complicità della sorella e dell'amante, o Samira El Attar, la donna marocchina assassinata dal marito nel 2019 a Padova. Sembra accantonata anche l'ipotesi che possa trattarsi del corpo di Saman Abbas, la giovane pachistana scomparsa da Novellara (Reggio Emilia) il 30 aprile di un anno fa dopo aver detto no ad un matrimonio combinato. Sia Samira che Saman, è stato accertato, hanno una carnagione ritenuta non compatibile con quella della giovane affiorata dalle acque del fiume, che ha la pelle chiara. Per la morte della 18enne ci sono cinque familiari sotto inchiesta e recentemente sono state chiuse le indagini preliminari per omicidio e soppressione di cadavere. Ma sarà comunque l'analisi del Dna a dare una risposta definitiva, la stessa che verrà effettuata anche sui resti umani trovati qualche giorno fa in un sacco a Maranello, nel modenese. Non lontano dalla busta di plastica contenente alcuni frammenti di ossa e un cranio c'erano indumenti femminili e anche in questo caso si era ipotizzato che potesse trattarsi del corpo mai trovato di Saman. Per risolvere il giallo del Po, invece, gli investigatori stanno lavorando sulle segnalazioni di donne scomparse nelle ultime settimane, restringendo il campo lungo l'asta del fiume, quindi tra Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. Ma per ora non sono emersi casi che possano essere riconducibili al cadavere fatto a pezzi. Macabri i dettagli emersi dall'autopsia effettuata su disposizione del pm Andrea Bigiarini: il cadavere è senza testa, mutilato in varie parti, arti compresi. È stata solo la conformazione della cassa toracica a permettere al medico legale di dire con certezza che si tratta di una donna. La vittima era sistemata in posizione fetale nella sacca trovata incastrata tra i massi non da un pescatore, come detto in un primo tempo, ma da un dipendente dell'Agenzia interregionale per il fiume Po, che ha notato un lembo del corpo fuoriuscire dal borsone e ha dato l'allarme.
Al momento i carabinieri hanno in mano davvero pochi elementi per risolvere il giallo. L'unica certezza è che si tratta di una ragazza giovane, bianca di carnagione e priva di indumenti. Difficile anche capire le modalità della morte. Anche il borsone non è stato d'aiuto: nessun segno particolare che possa indirizzare le indagini.
Solo un anonimo contenitore di nylon con cerniera simile a quello, raccontano gli investigatori, usato dai venditori ambulanti sulle spiagge per riporre la loro merce. Ogni ipotesi è al momento presa in considerazione e nessun movente viene privilegiato.
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