Guerra in Israele

Escalation nel Mar Rosso: razzi Houthi sulla nave Usa

Attacco dallo Yemen, colpiti la "Uss Carney" e natanti israeliani. Gli States: "Salvare i civili a Gaza o per Israele sarà sconfitta strategica"

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Washington aumenta il pressing su Tel Aviv per proteggere i civili a Gaza, mentre nel Mar Rosso una nave da guerra americana e diverse imbarcazioni commerciali sono finite sotto attacco, segnando un'escalation nella serie di blitz marittimi legati alla guerra tra Israele e Hamas.

Il Pentagono si è limitato ad affermare che è a conoscenza delle segnalazioni e «offrirà informazioni non appena saranno disponibili». Tuttavia, come ha rivelato ai media un funzionario statunitense, «la USS Carney è stata coinvolta in molteplici scontri nel Mar Rosso che hanno coinvolto attacchi Houthi contro navi commerciali. In almeno due circostanze, il cacciatorpediniere di classe Arleigh Burke ha abbattuto con successo veicoli aerei senza pilota orientati nella sua direzione». Secondo la fonte, l'attacco è partito da Sanaa, in Yemen, ed è andato avanti per circa cinque ore. I ribelli Houthi, sostenuti dall'Iran, hanno lanciato numerosi raid nel Mar Rosso, e ieri hanno confermato sui social di aver effettuato una «operazione contro due navi israeliane nello stretto di Bab al-Mandab colpendole con un missile e con un drone». Nel frattempo, all'interno dell'amministrazione di Joe Biden, crescono le preoccupazioni che le operazioni israeliane nella Striscia si rivelino ancora più sanguinose di quanto finora accaduto, visto che il sud ospita i civili fatti precedentemente evacuare. I timori della Casa Bianca si riflettono nel cambio dei toni, e quello usato dal segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin non lascia adito a dubbi. Il capo del Pentagono ha pronunciato forse le sue parole più forti sulla necessità che Israele protegga i civili a Gaza, mettendo in guardia l'alleato sul rischio di una «sconfitta strategica» nel conflitto se non terrà conto degli avvertimenti sul crescente numero di vittime tra la popolazione.

«Ho personalmente spinto i leader israeliani ad evitare morti civili, ad evitare una retorica irresponsabile e a prevenire la violenza dei coloni in Cisgiordania», ha detto Austin intervenendo al Reagan National Defense Forum in California. «L'unico modo di vincere una guerriglia urbana è proteggendo i civili. In questo tipo di combattimenti il centro di gravità è la popolazione, e se la si spinge tra le braccia del nemico, si sostituisce una vittoria tattica con una sconfitta strategica», ha aggiunto, facendo leva sulla sua esperienza come generale a quattro stelle che ha supervisionato la battaglia contro i terroristi dell'Isis.

«Ho ripetutamente chiarito con i leader israeliani che proteggere i civili palestinesi a Gaza è una responsabilità morale, ma anche un imperativo strategico», ha ribadito, affermando pure di aver esercitato pressioni su Tel Aviv affinché espanda drasticamente l'accesso nella Striscia degli aiuti umanitari. Il segretario alla Difesa ha poi sottolineato la speranza che la tregua venga ripristinata, e che gli Stati Uniti continueranno a lavorare «con Israele, Egitto e Qatar sugli sforzi per reintrodurre la pausa umanitaria».

La Casa Bianca, tramite il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale John Kirby, si è detta convinta che l'alleato stia «facendo uno sforzo» per ridurre al minimo le morti civili a Gaza, mentre un funzionario del dipartimento di Stato ha rivelato ai media che Israele ha accettato di designare ampie «zone sicure» nel sud della Striscia.

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