Roma Ieri si è realizzato il sogno che il milanese Bernardo Caprotti, fondatore del gruppo Esselunga, ha sperato di realizzare fino all'ultimo giorno di vita: l'apertura di un megastore nella Capitale, il 154simo della catena di supermercati. Ma a Roma i tempi per passare da un'idea alla sua messa in pratica sono una variabile indipendente e così quella speranza si è concretizzata a 15 anni dalla progettazione iniziale tra Via Prenestina e Viale Palmiro Togliatti. Quasi un segno del destino, il nome della via è quello del fondatore del Pci che con le «sue» coop rosse ha sempre cercato di mettere i bastoni fra le ruote all'espansione di Esselunga al di sotto del Po. Ma ora che la «presa» delle cooperative si è allentata anche su Roma, il colosso italiano della grande distribuzione può approdare pure nella città eterna.
A inaugurare il superstore da 4.600 metri quadri assieme alla moglie di Bernardo Caprotti, Giulia Albera, e alla figlia Marina Sylvia c'era anche il ministro dello Sport, Luca Lotti. Il grande magazzino romano, che affianca quello aperto nel 2004 ad Aprilia, in provincia di Latina, avrà 170 dipendenti e per il «fresco» si rifornirà di prodotti tipici laziali. Realizzate opere di urbanizzazione per circa 6,5 milioni di euro, inclusa la salvaguardia di reperti archeologici rinvenuti durante i lavori (come di prassi a Roma): i resti di un acquedotto, di un'antica villa romana e di una necropoli. La logistica, invece, sarà gestita centro distributivo di Firenze.
«Le difficoltà che hanno preceduto l'apertura sono state tante, perché in Italia fare progetti a breve scadenza nel retail è pressoché impossibile, ma siamo soddisfatti di aver realizzato l'impresa nel sessantesimo anniversario di fondazione di Esselunga», ha spiegato il direttore commerciale Gabriele Villa, aggiungendo che «se raggiungessimo una massa critica determinante a Roma, potremmo aprire anche un nuovo centro logistico». Il gruppo, quindi, continua a perseguire la strada della crescita interna anche nella Capitale.
Il 2016 di Esselunga, infatti, si è chiuso con un aumento del 3,1% delle vendite a 7,5 miliardi di euro, con un margine operativo lordo di 661 milioni e un indebitamento netto dimezzato a 55 milioni. Il futuro si può guardare con serenità.
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