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Da ex islamico vi dico perché l'islamizzazione va fermata

L'Islam una “religione di pace”? "Se sei musulmano come loro allora sì che è una religione di pace, sennò no". Parla Muorad Massimo Ayari, l'ex islamico che ha aderito al Partito anti-islamizzazione di Stefano Cassinelli e Alessandro Meluzzi

Da ex islamico vi dico perché l'islamizzazione va fermata

Anche se la campagna tesseramento inizierà ufficialmente a settembre, il Partito anti-islamizzazione (Pai) fa incetta di consensi e tra i neo iscritti c’è anche Muorad Massimo Ayari. La sua adesione fa già discutere come fu per Toni Iwobi, il nigeriano che sposò il programma di Matteo Salvini diventando la “bandiera nera” della lotta all’immigrazione clandestina. Così Muorad, ex islamico nato a Tunisi, ha deciso di tesserarsi con il Pai.

Come mai ha aderito al Pai?
"Mi ha colpito subito. Perché già dal nome si pone in maniera diretta e reale. Mi sono detto: ‘Finalmente qualcuno che parla francamente’. Quando mi sono iscritto sono stato contattato da Stefano Cassinelli, il fondatore, è si è creata una situazione divertente. Vedendo il mio cognome credeva avessi compilato il modulo pensando fosse il Partito islamico".

Quanto hanno influito su questa scelta le sue origini?
"Beh, diciamo che venendo dalla realtà dove sono nato e cresciuto conosco bene la materia. Pensi che quando sono arrivato a Roma, nel 1990, mi sono subito convertito al cattolicesimo".

Perché?
"È una cosa che sognavo sin da ragazzino. Mio padre era una persona moderata e quando vivevo ancora a Tunisi mi portava dalle suore per le ripetizioni estive. Frequentare il convento mi ha trasmesso un sentimento che è cresciuto nel tempo e che poi ho coronato venendo in Italia e convertendomi. Anche aver trascorso l’infanzia con coetanei di religione cristiana ed ebraica mi ha aperto gli orizzonti".

Come tutti i bambini musulmani avrà sfogliato il Corano, cosa pensa di chi definisce l’Islam una “religione di pace”?
"Se sei musulmano come loro allora sì che è una religione di pace, sennò no. L’Islam nasce con la Jihad e la Jihad è nata con l’Islam, è una religione imposta con la spada. Da ragazzino ricordo che sfogliare il Corano mi trasmetteva ansia e paura. C’è un castigo per ogni mancanza nei confronti della fede".

Come ha ottenuto la cittadinanza italiana?
"L’ho ottenuta per permanenza e lavoro. La ritengo una cittadinanza meritata e non acquisita tramite escomatage. Non mi è mai piaciuto ricorrere alle scorciatoie".

Cosa pensa allora dello Ius soli?
"Quello che ho detto, ovvero che la cittadinanza va meritata. Può esser giusto per quei figli nati da famiglie che sono perfettamente integrate e contribuiscono alla vita quotidiana del Paese. Altro discorso vale per chi viene qui a partorire solo per avere quell’attestato".

Ha un’idea romantica della cittadinanza…
"Sì, vorrei che rispecchiasse una scelta d’amore e per questo non credo nell’automatismo dello ius soli, altrimenti non c’è reciprocità e si finisce col premiare logiche parassitarie."

Perché, a parer suo, l’Islam non è conciliabile con il nostro ordinamento?
"Perché è scritto nel Corano. L’Islam è una religione totalitaria per natura e non riconosce la democrazia e la libertà degli individui".

Esistono musulmani moderati?
"Il musulmano o è musulmano o non lo è. Perciò no, per definizione non esistono musulmani moderati. Poi ci sono delle persone moderate che vivono la religione islamica in maniera non ortodossa".

Se dovesse candidarsi su cosa focalizzerebbe il suo programma?
"Sicuramente non permetterei agli islamici di occupare il suolo pubblico per pregare, dicono che gli mancano gli spazi ma in realtà è una dimostrazione di forza. Vorrei che ci fosse meno prepotenza nell’imporre agli altri la propria fede".

Se potesse lanciare un appello agli italiani che si convertono all’Islam cosa gli direbbe?
"Di riflettere bene prima di farlo e di ragionare sulle conseguenze a cui vanno incontro.

Esprimersi, vestirsi e mangiare come si vuole sono cose ormai alla portata di tutti, e la gente che ci rinuncia lo fa perché non ha più la capacità di apprezzare il valore della libertà".

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