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Expo, Sala davanti ai giudici: "La mia firma? Non ricordo..."

È la firma che lo ha portato sotto processo, e che rischia ora di inguaiarne una carriera politica che appariva solida e luminosa

Expo, Sala davanti ai giudici: "La mia firma? Non ricordo..."

"Non ricordo". Alla fine, il sindaco di Milano Beppe Sala deve spiegare ai giudici che lui di quella firma messa quasi sei anni fa, quando era alla guida di Expo, non ha memoria. È la firma che lo ha portato sotto processo, e che rischia ora di inguaiarne una carriera politica che appariva solida e luminosa. Invece ora Sala su quella firma rischia di inciampare: proprio nel momento in cui il suo partito di riferimento, il Pd, sembra più esposto sulla questione morale, dopo la bufera che ne ha investito in Umbria i massimi esponenti.

Davanti ai giudici del Tribunale di Milano che lo processano per falso in atto pubblico, il sindaco viene interrogato questa mattina, ultimo atto del processo prima che la parola passi alle requisitorie e alle arringhe difensive. Finora il lungo processo ha confermato - ed era difficile il contrario - che il falso effettivamente vi fu: nel 2012, sotto la pressione dei ritardi nei lavori che mettevano a rischio la realizzazione di Expo, il verbale di nomina di una commissione d'appalto fu retrodatato per rimediare alla incompatibilità di due dei componenti. Un gesto dettato solo dalla fretta, probabilmente, e senza conseguenze dannose per nessuno. Ma per la Procura poco cambia: il reato c'è stato. E la questione cruciale a questo punto è: il futuro sindaco sapeva o non sapeva? Era consapevole di commettere un reato o il verbale passò sulla sua scrivania insieme a migliaia di altre carte?

"Avevo assunta la carica di ad di Expo a metà del 2010", dice Sala. "Non c'era un progetto, non c'era una struttura adeguata ad avviare il progetto, nel personale c'era resa e demoralizzazione. La situazione era veramente tragica". Della incompatibilità dei due membri Sala dice di avere saputo nella primavera del 2012, e di essere stato scettico sulla effettiva necessità di sostituire i due componenti. Ma poi decise comunque di cambiarli. "La firma non ricordo dove l'ho fatta, quando l'ho fatta eccetera eccetera. Quello che ricordo è che poi si era ricomposta la commissione, non si era perso molto tempo". Ma si ricorda di avere firmato due volte lo stesso verbale? "Se lo avessi firmato due volte magari me lo ricorderei. Ma ho firmato migliaia di atti, è capitato che firmassi a casa, in auto. Escludo di avere sempre guardato tutto all'interno, non è che firmavo senza guardare ma molto spesso era una verifica sommaria sulla fiducia che tecnici capaci ed esperti avessero verificato tutto".

Tutto, insomma, accadeva solo per la fretta: "Ogni giorno era un giorno un più in un percorso dove era chiarissimo che eravamo in grande ritardo. Era una lotta contro il tempo. Un giorno perso era una cosa che mi irritava profondamente".

Di quel verbale retrodato Sala dice di provare solo "amarezza perchè io in maniera inconsapevole possa avere fatto una cosa del genere". Basterá a convincere il tribunale ?

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