La fabbrica in guerra con i furbetti

Alla Sevel di Chieti contro l'assenteismo da record le tentano tutte. Inclusi display all'ingresso: basta permessi

La fabbrica in guerra con i furbetti

Alla Sevel di Atessa (Chieti) - la più grande fabbrica d'Europa per la costruzione di veicoli commerciali leggeri - gli operai hanno capito una cosa: i furbetti (una minoranza) danneggiano soprattutto quei colleghi (la maggioranza) che lavorano sul serio.

Abbiamo provato a digitare sul web le parole: «azienda», «record», «assenteismo». Ed ecco apparire una sfilza di articoli dedicati appunto sulla Sevel abruzzese. Per molto tempo, tra questi padiglioni, le tute blu (ma che in realtà sono bianche) non hanno avuto timore di arrossire per la vergogna. Motivo? «Secondo dati aziendali nel 2013 - riportati dal quotidiano Il Centro - la percentuale delle assenze per malattia degli operai della produzione è stata del 5,2% (salita al 6,3 nel primo trimestre 2014) quasi il doppio dell'analogo dato degli altri stabilimenti. Non meno rilevante il fenomeno dell'utilizzo dei permessi da Legge 104: in Sevel gli aventi diritto sono 500 e da solo questo numero rappresenta l'1% delle assenze. Sarebbero frequenti i picchi di 70 operai contemporaneamente assenti perché usufruiscono di permesso».

Sarà per questo che su uno schermo elettronico all'ingresso della fabbrica è apparso una scritta: «Permessi Legge 104 ultimo avviso»; frase che sul display rincorre un altro avviso: «i permessi se non programmati con un mese di anticipo e senza giustificato motivo documentato non saranno riconosciuti dall'azienda». Apriti cielo. I sindacati si sono indignati, anche se - tra i portavoce dei lavoratori - più di qualcuno ammette che «sono in tanti quelli che sui permessi-facili ci marciano alla grande». Tanto da costringere l'azienda a intraprendere azioni di tutela piuttosto dure, che hanno portato in qualche caso anche a licenziamenti.

«Nei giorni scorsi - hanno rilevato fonti di stampa, mai smentite né dall'azienda né dal sindacato - le televisioni interne dello stabilimento, nella varie aree relax, hanno mostrato a ciclo continuo immagini eloquenti: lavoratori intenti a cogliere l'uva, a fare i bagnini e a ballare in feste di paese, gli stessi casi di abuso di permesso e di assenteismo scoperti e puniti dallo stabilimento». «Ci sentiamo un po' con fiato sul collo - è il commento di una dipendente riportato da Il Centro -, tutti questi avvisi, uniti alle raccomandazioni in bacheca, alle comunicazioni da parte dei capi area, ci stanno mettendo un po' in tensione. Ma forse è quello che vuole lo stabilimento». Un altro operaio commenta: «A Pomigliano impacchettano le auto non Fiat con sopra un cuore spezzato, qui in Sevel ci incutono timore. Eppure siamo una delle poche fabbriche produttive del mondo Fiat in Italia, meriteremmo un altro atteggiamento». Ma di cambiare atteggiamento (né tantomeno lo spot con Abatantuono che, al volante del Fiat Ducato, rassicura la clientela con un raffinato So' Dieco ti spieco... ) Marchionne non ci pensa minimamente. Anche perché l'amministratore delegato pensa di essere dalla parte della ragione. E non è escluso che non lo sia. Intanto Marchionne, reduce dal tragicomico balletto Happy con dipendenti della Fiat di Melfi, con le maestranze Sevel ha parlato chiaro: «Se l'assenteismo continuerà, addio ai 700 milioni di investimento per il nuovo Ducato (modello che viene realizzato proprio qui, nello stabilimento di Atessa ndr)». E la «minaccia» ha avuto il suo effetto. I furbetti della catena di montaggio si sono dati una regolata e ora la Sevel è tornata ad essere quasi uno stabilimento-modello (se di ispirazione fordista o keynesiana , al momento, non è dato sapere...).

Sta di fatto che il Marchionne-pensiero ha fattO scuola ed è notizia di ieri che alla Sevel la cassa integrazione è stata ridotta da 5 a 2 giorni. Tutto merito di un nuovo «grande ordinativo». Assenteista avvisato, mezzo salvato.

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