Faccia a faccia di due ore tra Letta e Conte. Pressing di Giuseppi su cashback ed elezioni

I leader Pd e M5s sorpresi a tavola da una troupe del Tg3. Toni tesi a tratti: il grillino mette il veto su Renzi e Calenda e spinge sul voto anticipato, no dei dem

Faccia a faccia di due ore tra Letta e Conte. Pressing di Giuseppi su cashback ed elezioni

Un pranzo di lavoro in centro a Roma con Enrico Letta. Un post su Facebook al pomeriggio da casa sua, il vero quartier generale nel cuore del Capitale, in mezzo a quei Palazzi del potere da cui ora Giuseppe Conte è rimasto fuori. Sistemate, per modo di dire, le beghe interne con la scelta dei cinque vice presidenti, il presidente del M5s riparte da dove aveva lasciato. Dal Pd. Da Nicola Zingaretti che ancora domenica gli dedicava parole di stima, a Letta che lo vorrebbe nel suo Ulivo formato extralarge. Passando per le telefonate con l'amico Goffredo Bettini, teorico dei giallorossi, il quale però adesso non disdegna la tentazione del maxi fronte repubblicano. Dai moderati ai grillini. Anzi, come spiegato ieri sul Giornale, a Conte. Non tanto a Luigi Di Maio, men che meno a Beppe Grillo e alla trottola impazzita Virginia Raggi. Questo è il contesto in cui nascono il pranzo al ristorante e il successivo messaggio su Facebook.

Beccati da una troupe del Tg3, il segretario e l'avvocato chiacchierano dopo aver consumato il pasto. Un incontro durato quasi due ore. Un faccia a faccia «privato» dice Letta subito dopo. «Abbiamo parlato di manovra e politiche post Covid», smonta il mistero Conte. Dal Nazareno aggiungono che si è discusso anche delle ultime amministrative. Senza dubbio positive per il Pd, dall'esito fallimentare e prevedibile per i Cinque Stelle, che si beccano qualche strapuntino soltanto quando si accodano al centrosinistra. Ed eccolo, l'Ulivo. A tavola stavolta il segretario dem recita il ruolo del protagonista. Al di là della formula di rito dell' «incontro cordiale», il confronto non è stato tutto rose e fiori. I beninformati parlano di toni a tratti tesi tra i due capi partito. Ci sono distanze sul voto anticipato. Un punto su cui Conte continua a insistere, proiettato verso un ministero, con il sogno di Palazzo Chigi ancora non del tutto riposto nel cassetto. Sulla questione Letta, al momento, non sembra disposto a cedere, prendendosi il rischio di mandare il Paese alle urne nel 2022. E poi c'è la composizione del nuovo Ulivo. L'ex avvocato del popolo italiano lo vorrebbe giallorosso: Pd, M5s, forze della sinistra. Il segretario punta alla coalizione più larga possibile. E sembra non intenzionato a rinunciare a Matteo Renzi e Carlo Calenda. Due nomi su cui c'è sempre il veto, apparentemente insormontabile, da parte di Conte. Che ricomincia dal reddito di cittadinanza, dal superbonus e dal cashback. Sono i tre paletti messi nel post del leader stellato in vista del dibattito sulla manovra. E allora «è il momento del Superbonus, ideato dal Movimento 5 Stelle». Conte risponde al presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che aveva invitato i partiti a rinunciare alle loro bandierine in ottica legge di bilancio. Il leader neo grillino invece fa sventolare i suoi vessilli. «È il tempo dei miglioramenti che abbiamo proposto sul lato delle politiche attive del Reddito di cittadinanza, che resta un sostegno irrinunciabile», scrive. Ed è il tempo di «riattivare il cashback», cancellato da Mario Draghi. E poi è l'ora di «graduare i prepensionamenti in base alla gravosità dei lavori evitando un ritorno alla legge Fornero».

Frasi che turbano

l'equilibrio di cristallo del M5s. I grillini in Parlamento temono che il giurista si muova autonomamente guidato da ambizioni personali. Insomma, la paura è che Conte si muova come l'avvocato di se stesso più che dei Cinque Stelle.

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