La famiglia di Elder: "I video per la verità"

A caccia di tracce biologiche nell'albergo dei due americani dove era nascosto il coltello

La famiglia di Elder: "I video per la verità"

Roma - I video dell'incontro. I legali di Finnegan Lee Elder insistono. Solo le immagini della zona possono far luce sul drammatico epilogo di quella che doveva essere una semplice operazione di polizia giudiziaria. Ovvero due carabinieri in borghese, in parte disarmati, per recuperare un borsello scippato da due ragazzi stranieri all'amico dello spacciatore. Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega conosceva bene il quartiere. Credeva di risolvere tutto in pochi minuti, Cerciello, senza ricorrere alle armi. Purtroppo Finnegan, un ragazzotto californiano cresciuto con il mito dei videogiochi di guerra, porta con sé un coltello da marines. E, all'improvviso, si accanisce con ferocia inaudita contro Cerciello, nonostante il militare, prima di perdere conoscenza, gli urla di fermarsi: «Siamo carabinieri».

Intanto ieri mattina gli esperti del Ris tornano nella camera 109 dell'Hotel LeMeridien Visconti, a Prati, dove sono stati arrestati Elder e l'amico Gabriel Christian Natale Hjorth. Con gli uomini del reparto scientifico i legali e i consulenti di parte. Nella stanza era stata trovata l'arma del delitto ancora sporca di sangue, Finnegan l'aveva nascosta all'interno del controsoffitto. Un tubetto di Xanax, un potente ansiolitico, invece, è stato trovato fra gli effetti personali dei due ragazzi. Gli uomini del Ris hanno rilevato altre impronte degli americani, oltre a tracce biologiche. Un accertamento di rito o gli inquirenti cercano prove della presenza di un terzo uomo?

Magari proprio le impronte di Sergio Brugiatelli, il personaggio più ambiguo di tutta questa triste storia. Un «amico delle guardie» e degli spacciatori trasteverini, come Italo Pompei, il pusher che vende aspirina al posto della coca agli studenti statunitensi. E che provoca la reazione violenta dei due 19enni. Ma se Brugiatelli non è un confidente, come ha sempre negato (chi l'ammetterebbe?), perché chiamare il 112 se poco prima, a piazza Gioacchino Belli, sfugge per un soffio ai carabinieri in borghese sul motorino nero? Finnegan uccide, questo è certo, ma per paura secondo i suoi avvocati Roberto Capra e Renato Borzone. «È chiaramente provato da questa situazione» dice l'avvocato Capra all'uscita dell'hotel. «Il mio assistito ha detto da subito, e non in un secondo momento, di aver agito per paura di essere strangolato - continua - L'accertamento di oggi non è così rilevante per capire cosa sia successo. Vorrei fosse chiaro a tutti che i processi li facciamo in tribunale».

E per la prima volta parla il padre di Gabriel, Fabrizio Natale. «Mio figlio non è un assassino». Il ruolo del 18enne, l'indagato fotografato bendato e legato a una sedia nella stanza delle intercettazioni a via In Selci, è fondamentale per la trattativa borsa-denaro. Natale, nonostante il marcato accento inglese, è il solo a parlare italiano. È lui che fissa a Brugiatelli i termini del riscatto: «Porta 100 euro e un grammo di cocaina».

I dati raccolti ieri dal Ris, in sede di incidente probatorio, verranno analizzati nelle prossime settimane. «Ci vorrà tempo» spiega Fabio Alonzi difensore di Natale. Sulla foto con il ragazzo bendato i familiari aspettano si faccia chiarezza.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica