C'è la versione degli avvocati della famiglia del Bosco, secondo i quali non c'erano i criteri di emergenza per allontanare i bambini dai genitori con l'intervento delle forze dell'ordine, e quella dei tutori dei piccoli che insistono invece su criticità durate un anno, soprattutto legate all'istruzione, alla mancanza di socializzazione e alla scarsa igiene personale in una casa priva di acqua ed elettricità.
Ma l'udienza di ieri, in cui mamma Catherine e papà Nathan riponevano le speranze per poter riabbracciare i bambini entro Natale, si è trasformata in un'altra estenuante attesa perché la Corte di Appello dell'Aquila si è riservata in merito al ricorso contro la sospensione della potestà genitoriale decisa dal Tribunale minorile sulla famiglia che viveva isolata in un bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, e ha sessanta giorni per decidere. I genitori anglo-australiani restano dunque in attesa di capire cosa succederà, mentre i tre figli rimangono nella casa famiglia di Vasto. "Nella vicenda è venuto completamente meno un passaggio ritenuto fondamentale e previsto dalla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo e recepito in Italia dalla giurisprudenza, ovvero l'ascolto dei minori che, secondo la difesa, è stato completamente disatteso", sostengono gli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas nel reclamo presentato alla Corte d'appello dell'Aquila. I legali ricordando che due dei tre fratellini sono stati sentiti 15 giorni prima dell'ordinanza del 13 novembre, escludendo il pericolo di "deprivazione e isolamento".
In particolare la più grande aveva indicato tanti amici con i quali in tre erano soliti giocare a Palmoli. La curatrice assicura: "Lavoriamo per la ricongiunzione". Il garante dell'Infanzia critica: "Violata la privacy dei bimbi, pubblicate troppe informazioni sulla loro salute e la scuola".