Il nome del provvedimento è di chiara matrice renziana: «Family Act». Il contenuto è ancora un po' fumoso. Ieri il ministro per le Pari opportunità Elena Bonetti, quota Italia Viva, ne ha parlato dal palco di «Futura», scuola di formazione politica renziana a Terrasini, Sicilia. Il provvedimento, ha accennato il ministro, conterrà un aumento del congedo di paternità, ma anche un bonus nascita e il già annunciato assegno unico per i figli a carico. Accompagnerà i figli, ha spiegato il ministro, «dalla nascita all'età adulta». Formulazione che già aveva scatenato l'ironia social: bonus nascita, assegno fino all'età adulta, poi reddito di cittadinanza, infine la pensione.
Il merito del provvedimento è ancora incerto: mancano le cifre, che in campo fiscale sono tutto. L'allungamento del congedo di paternità obbligatorio, finora fruibile entro il quinto mese di vita del bambino, è sulla falsariga della precedente manovra, che già l'aveva innalzato a 5 giorni. Con il Family act, dovrebbe salire a 10. Bonetti ha poi insistito sugli asili nido gratis per famiglie in difficoltà, ma è un terreno minato, perché competenza (e onere) dei Comuni. Senza le risorse, potrebbe restare uno slogan.
L'assegno unico per i figli, già allo studio del precedente governo, andrebbe nella direzione di una proposta di legge già depositata, a prima firma Graziano Delrio, che prevede un assegno che unifica vari aiuti alla famiglia (assegni familiari, detrazioni, forse anche il bonus bebè), erogando 240 euro al mese per ciascuno figlio fino ai 18 anni di età e 80 dai 18 ai 26. Sarebbe «universale» perché non riservato ai lavoratori dipendenti come gli attuali assegni familiari. Da chiarire come si innesta nel quadro il «bonus nascita». I veri dubbi riguardano l'idea di porre limiti di reddito per ricevere l'assegno: «È un errore -dice al Giornale la leghista Alessandra Locatelli- perché mescola lotta alla povertà e incentivo alla natalità».
L'ex ministro della Famiglia protesta anche per la sospensione improvvisa dei bandi per assegnare 74 milioni di euro a progetti di welfare aziendale, tra cui asili nido nei luoghi di lavoro: «Mossa ingiustificata che blocca un aiuto atteso da famiglie e aziende dopo un anno di lavoro».
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