"Se c'è una cosa che mi ha positivamente sorpreso è il giudizio notevolmente positivo sulla qualità della nostra squadra". Matteo Renzi, a quanto pare, sulla rete dei diplomatici italiani non riponeva molta fiducia. E lo ha ammesso oggi, intervenendo a una conferenza alla Farnesina.
Un'occasione, quella di oggi, che il presidente del Consiglio ha sfruttato per parlare di "una stagione di riforme inedita nella storia del Paese", che "ha una sua forza straordinaria" e "una capacità di attrazione nel mondo che il piagnisteo costante cui la politica italiana ci ha abituato tende a mettere in secondo piano".
Agli ambasciatori Renzi ha espresso anche i suoi dubbi sul futuro dell'Unione Europea, sostenendo che il problema che ci si debba porre è se "l'Europa a 28 è troppo o è poco. In questo momento - ha chiarito così il suo pensiero - un'Europa che non si apre alla Serbia, all'Albania, ai Balcani è poco". Perché, ne è convinto, il Mediterraneo "è il cuore della politica europea". E di questo va convinta anche Bruxelles.
Nel discorso anche lo spazio per un'analisi sul rischio del terrorismo.
La lotta contro di esso "non deve avere i connotati dello scontro di civiltà, ma serve la presa d'atto di una situazione devastante", ha detto Renzi, ricordando che "alcuni valori pe cui continuare a vivere" sono l'esatto obiettivo dei militanti.Il premier ha promesso anche un taglio sostanziale delle tasse per le imprese, perché si arrivi "al 24%. L'obiettivo che ci poniamo è un punto sotto la Spagna".
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