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Il fascismo secondo Mattarella: "Fu un regime senza meriti"

Nel Giorno della Memoria il presidente non salva nulla del Ventennio: "Una macchia indelebile e infamante"

Il fascismo secondo Mattarella: "Fu un regime senza meriti"

Un regime soft, quasi buono, capace pure di qualche realizzazione? Macché. Una dittatura dolce, all'italiana, inciampata in due errori colossali come le leggi razziali e l'alleanza bellica con Hitler? Ma non scherziamo nemmeno. A Sergio Mattarella la lettura il chiaroscuro del fascismo non piace per niente. Razzismo e guerra, sostiene, «non furono deviazioni o episodi», e neanche degli sbagli strategici, «ma diretta conseguenza» del modo di pensare del governo di allora, una «macchia indelebile» della nostra storia.

Un ventennio quindi tutto da buttare. A un mese dalle elezioni, dopo una serie di polemiche varie sulla razza, la condanna netta del capo dello Stato arriva durante le celebrazioni al Quirinale della Giornata delle memoria. In prima fila Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, nuova senatrice a vita. «Sorprende sentir dire ancora oggi da qualche parte che il fascismo ebbe alcuni meriti ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l'entrata in guerra. Si tratta - dice il presidente - di un'affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione». Quel periodo invece fu contrassegnato da «volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza, retorica bellicistica, sopraffazione, autoritarismo, supremazia razziale e un intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava prossimo alla sconfitta». Sono, spiega, «diverse facce dello stesso prisma». E la Costituzione, «ne rappresenta l'antitesi».

Certo, aggiunge, non ci sono stati solo fascismo e nazismo, «il cammino dell'umanità è costellato di stragi, uccisioni, genocidi», e «tutte le vittime dell'odio sono uguali e meritano uguale rispetto». Ma la Shoah, «per la sua micidiale combinazione di delirio razzista, volontà di sterminio, pianificazione burocratica, efficienza criminale», resta unica nella storia d'Europa. Non è stata colpa di un uomo solo, non possiamo prendercela soltanto con Benito Mussolini, perché «a tutti i livelli delle istituzioni, della politica, della cultura e della società ci furono connivenze, complicità, turpi convenienze, indifferenza». E pure i Savoia, secondo il capo dello Stato, hanno grandi responsabilità. «Le leggi razziali rappresentano un capitolo buio, una macchia indelebile, una pagina infamante», che «rivela al massimo grado il carattere disumano e il distacco definitivo della monarchia dai valori del Risorgimento e dello Statuto liberale».

Adesso però viviamo in democrazia. La Repubblica, dice ancora Mattarella, «è forte e radicata e non ha paura di fare i conti con la sua storia: non dimentichiamo, né nascondiamo quanto di terribile e di inumano è stato commesso nel nostro Paese con la complicità di organismi dello Stato, di intellettuali, giuristi, cittadini, asserviti a una ideologia nemica dell'uomo». In Italia e in Europa restano «focolai di odio, di intolleranza, di razzismo, di antisemitismo sono infatti presenti nelle nostre società e in tante parti del mondo.

Non vanno accreditati di un peso maggiore di quel che hanno, ma sarebbe un errore capitale minimizzarne la pericolosità».

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