La fase due dei 5 Stelle: marcare a uomo i democrat

Di Maio piazza i fedelissimi a fare da "mastini" ai dem. Ma è già rivolta interna: "Ci voleva più discontinuità"

La fase due dei 5 Stelle: marcare a uomo i democrat

Lo schema è sempre lo stesso, da quando è cominciata la crisi di governo aperta da Matteo Salvini e chiusa con la formazione di un Conte-bis. Luigi Di Maio contro Giuseppe Conte e quella parte di Movimento che voleva sfruttare l'occasione del cambio di esecutivo per indebolire la leadership del capo politico. A sorpresa, con la formazione della squadra dei sottosegretari, per il momento l'ha spuntata Di Maio. Il «ricambio» invocato dai parlamentari che erano stati tenuti fuori dalla spartizione delle poltrone gialloverdi, è rimasto sostanzialmente lettera morta. E ciò ha già provocato i primi malumori di «fichiani» e battitori liberi contro le troppe riconferme nella truppa del sottogoverno, quasi esclusivamente provenienti dall'ala che ha sempre sostenuto la politica di Di Maio. Mal di pancia a cui si va a sommare la delusione dei ministri uscenti che non sono stati confermati nemmeno nella posizione di sottosegretario. Da Barbara Lezzi a Elisabetta Trenta, fino al discusso Danilo Toninelli e a Giulia Grillo. In particolare dei primi due che, nelle ore precedenti alla svolta sulle nomine, erano dati per certi nella squadra di governo, seppure ridimensionati.

Così il M5s è tornato a fare quadrato intorno al capo politico Di Maio. Con l'obiettivo di non farsi fagocitare dal Pd e provare a mantenere quello smalto «anticasta» e movimentista che in passato ha fatto la fortuna elettorale dei grillini. E quindi i vertici pentastellati si sono affrettati a blindare subito la posizione di Giancarlo Cancelleri, luogotenente del leader in Sicilia e parlamentare regionale all'Ars. Cancelleri nella giornata di ieri è stato nel mirino di attivisti e al centro delle polemiche nelle chat dei parlamentari perché, con la nomina a sottosegretario alle Infrastrutture, ha accumulato due cariche, contravvenendo a una regola aurea del M5s. Risultato: dimissioni dall'Ars in serata. Un parlamentare da sempre critico nei confronti di Di Maio ammette: «È vero, avremmo preferito più discontinuità e si poteva evitare questo cumulo di incarichi». Ma tant'è. Ed è arrivata subito la reazione dello stato maggiore vicino al capo politico: «Cancelleri è un mastino, sarà cane da guardia sulle concessioni». Che rappresentano uno dei tanti fronti su cui potrebbe aprirsi una faglia tra M5s e Pd. Stessi apprezzamenti per Mario Turco, docente universitario e sottosegretario a Palazzo Chigi con delega su investimenti e programmazione economica. «Farà da contraltare economico», dicono i vertici. Cruciale, secondo Di Maio, anche la nomina di Giuseppe L'Abbate all'Agricoltura per marcare la ministra Teresa Bellanova su Ceta e Ogm.

E poi c'è il premier Giuseppe Conte. Sempre più garante, sempre meno grillino. In visita ad Accumoli, comune colpito dal sisma del Centro Italia del 24 agosto 2016, Conte si è detto «soddisfatto della squadra di governo, da lunedì saremo completamente operativi», ha spiegato.

Sui sottosegretari ha sottolineato: «L'accelerazione era importante perché il paese attende risposte». Infine Conte ha ribadito di presiedere un governo che non è «contro qualcuno», in riferimento a Salvini, e ha concluso: «Ho accettato perché c'era un progetto politico».

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