Roma - Non ci sono dubbi che il mercato dei vaccini sia uno dei settori dell'industria farmaceutica che cresce più velocemente. Un'industria che va al galoppo. Una difesa utile contro tante malattie ma a volte anche un business alimentato da vere e proprie campagne di terrorismo mediatico. Il business globale è miliardario, anche se pesa ancora soltanto per il 2-3% sul totale dei ricavi da farmaci. Secondo l'Oms nel 2000 valeva 5 miliardi di dollari, l'anno scorso 24 miliardi di dollari, ossia 20 miliardi di euro. E le stime prevedono che nel 2025 si sfonderà quota 100 miliardi di dollari. E il mercato è concentrato nelle mani di 4-5 colossi. Il nostro Paese, in particolare, ha registrato tra il 2008 e il 2013 un più 118 per cento nelle esportazione dei vaccini.
In Italia ogni anno vengono vendute 15 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale per un giro di affari milionario. Anche se per gli esperti i vaccini antinfluenzali rappresentano un grosso risparmio per il servizio sanitario nazionale: a fronte di un costo annuo di 76 milioni di euro si otterrebbero risparmi in spese per assistere i malati di circa 746 milioni di euro. La ricerca lavora ogni giorno su nuovi virus e mutazioni: nel 2012, sempre secondo l'Oms, le multinazionali erano al lavoro su farmaci per 31 diverse malattie, anche se non tutti destinati al commercio.
L'ultimo «affare» per le case farmaceutiche è il vaccino per l'Ebola. Finché il virus era confinato in Africa, nessuno aveva interesse a combatterlo perché veniva considerato una malattia che colpiva solo popolazioni povere, quindi non redditizia per l'industria. Ora che Ebola è sbarcato in Occidente le multinazionali hanno fiutato l'affare, e si è scatenata la corsa a studiare il vaccino per debellare il temuto virus, con protocolli sperimentali spesso finanziati anche da fondi pubblici. E quanti soldi sono stati spesi - inutilmente - nel 2010 per l'Influenza A? Si aspettava una pandemia che fortunatamente non è mai arrivata e i Paesi, Italia compresa, hanno fatto incetta di dosi. Comprandone a milioni, nella convinzione che per debellare il virus sarebbero servite due iniezioni a testa, poi rimaste inutilizzate. L'Italia ne acquistò 48 milioni di dosi: 330 milioni di euro gettati al vento, anzi finiti nelle tasche di chi li aveva prodotti.
Anche l'influenza suina, nel 2009, è stata una manna per i colossi del farmaco.Affari floridi, insomma. Nonostante le teorie - infondate per la comunità scientifica - che mettono in correlazione la diffusione dei vaccini con l'insorgere di malattie, prima tra tutti l'autismo.
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