A Ferrara il risultato della Lega fa ancora parlare. Maura Tomasi, candidata all'uninominale per il centrodestra, ha schiaffeggiato il ministro (ferrarese doc) della Cultura, Dario Franceschini. Un colpo basso in una terra (e una città) da sempre legata al Pd e ai suoi avi, dal Pci ai Ds, passando per l'Ulivo.
Con il 39,66% dei voti al centrodestra, il collegio ferrarese diventa la cartina tornasole del disastro targato Pd. Non è solo colpa di Renzi, s'intenda. Almeno non qui. Franceschini (che renziano non è) ha potuto correre nella sua città, dove tutti lo davano per eletto. Un collegio blindato, o quasi. Perché mentre in pubblico molti assicuravano il voto al Vip della città estense, nel segreto dell'urna oltre 40mila persone hanno preferito la Lega (primo partito del centrodestra). Una crescita esponenziale. Nel 2013 i voti finiti al Carroccio furono solo 6.526, appena il 2,85% del totale. Oggi in provincia i salviniani valgono dieci volte tanto: il 24,75%. Un balzo di 22 punti percentuali inatteso, ma annunciato. Solo un anno fa i leghisti urlarono in piazza: "Nel 2019 prenderemo Ferrara" (il Comune). E forse avevano ragione.
In fondo già la tornata delle regionali era stata un preludio alla valanga. La Lega (allora si chiamava ancora Lega Nord) con il suo candidato Alan Fabbri riuscì a diventare il secondo partito della regione. Ben 233mila preferenze, con il 19% dei voti. Se si andasse oggi alle urne, non è detto che il presidente Bonaccini riuscirebbe a svangarla di nuovo. La mappa elettorale delle ultime elezioni in fondo parla chiaro: l'Emilia Romagna non è più un fortino "rosso". Ma una regione che canta l'inno di Alberto da Giussano. Una sorta di liberazione, dopo 70 anni di sinistro dominio.
Ecco allora spiegato allora il blitz dei leghisti cittadini l'altra sera sotto le finestre della sede del Pd. Nicola "Naomo" Lodi non è nuovo a queste iniziative. Volto noto del Carroccio locale, si è fatto spazio anche tra i media nazionali per le sue attività radicate sul territorio.
Appena letti i risultati elettorali, Lodi insieme ad alcuni militanti, armati di bandiere e megafono, sono andati sotto la sede dei dem per girare il dito nella (dolorosa) piaga piddina. "È finita la cuccagna, è finita la cuccagna", hanno urlato i salviniani euforici. "Le luci sono accese, dove siete?". E ancora: "Chi non salta comunista è". Nessuno del Pd ha risposto. Silenzio tombale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.