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Un festival antifascista e pro gender. Ma resta vuota la scatola della cultura

I dieci euro spesi per l'ingresso lasciano l'amaro in bocca

Un festival antifascista e pro gender. Ma resta vuota la scatola della cultura
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I 10 euro pagati per entrare alla fiera della piccola e media editoria appena conclusa, "Più libri più liberi", hanno fruttato ad alcuni partecipanti un inaspettato divertissement. Gli editori antifascisti, i lettori antifascisti, gli studenti antifascisti, i correttori di bozze e gli illustratori antifascisti, insomma la flotta libresca e libera antifascista ha offerto a titolo gratuito già compreso nel prezzo del biglietto un simpatico flash mob con accompagnamento musicale a tema -una mattina mi son svegliato e ci ho trovato l'invasor-. Peccato che l'evento non fosse stato promosso con più fervore dall'animatore Tombolini, d'altra parte già piuttosto affaccendato essendo un militante della sinistra radicale romana, assistente di Ilaria Salis e pure editore dei fumetti di Zerocalcare, perché sarebbero stati numerosi i visitatori che avrebbero adorato partecipare al sit-in al grido "fuori i fascisti dalla fiera" piuttosto che girovagare fiaccamente fra gli stand con le borse di tela customizzate traboccanti segnalibri e matitine. Perché pare proprio che il popolo dei lettori, e per lettori si intende quell'esiguo 48% di italiani che ha letto anche solo un libro all'anno e non per studio ma per piacere, sia perfettamente in linea con l'idea che la fiera, nata con l'obiettivo di offrire al maggior numero di piccole case editrici indipendenti uno spazio per presentare la propria produzione, non sia uno spazio condivisibile con chi non dichiari, senza ma e senza se, valori democratici. L'animatore Tombolini infatti, in veste di testimonial ufficiale della weltanschauung di eco pasoliniano il fascismo degli antifascisti - si presta, nonostante tutto il daffare che ha, a trasformarsi in modello d'eccezione e indossa spigliato una maglietta esplicativa "libri radicali contro il nulla che avanza". Dove i libri radicali si presume siano quelli che scrivono e leggono e piacciono a loro, e il nulla è rappresentato non tanto dalle aberrazioni e le subdole storture di qualsiasi forma di totalitarismo, ma da una piccola, sconosciuta ai più, casa editrice. Si sa, il sagace lettore antifascista doc ben sa che il pericolo può covare proprio in questi libercoli delle nuove destre populiste che, scippando riferimenti di evidente matrice progressista e quindi non di loro pertinenza, stanno cercando di costruirsi una minacciosissima patente di liberalità. E di fronte all'impudente obiezione di un fascismo archeologico ormai storico che starebbe svelando impietosamente un antifascismo di maniera gli "antifascisti doc" ribattono incrollabilmente tombali - bisogna fare come con i virus. Meglio iniziare con misure restrittive, prima che sia troppo tardi.- E così, la rassegna sotto la nuvola si chiude anche quest'anno calando il sipario sui 700 appuntamenti di varia e amena cultura da "come ho ucciso Mussolini" a "le eredità botaniche del colonialismo", da "chiedimi se lo voglio" fino a "possibile un cristianesimo femminista e queer?" Gli oltre 1800 relatori e i 596 editori se ne vanno soddisfatti. Gli altri, quelli che hanno pagato il biglietto, sono un po' meno soddisfatti: in fiera hanno sentito dire che la cultura non può essere una scatola vuota.

Si mettono in fila ordinata per il bus, ma un dubbio li tormenta: chi la riempie questa scatola? Soppesano la borsa riutilizzabile ed ecologica ormai gonfia di gadget. Va beh, almeno per qualche anno i segnalibri non li dovranno comprare. Anzi, forse qualcuno lo possono anche impacchettare e mettere sotto l'albero come regalino di Natale.

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