Il pranzo di famiglia del lunedì ad Arcore è stato spostato di un giorno e Silvio Berlusconi ragiona con parenti e amici più stretti sul futuro del partito oltre che delle aziende. È piuttosto irritato. La proposta per il tavolo delle regole che gli è arrivata nel week end per lui non è accettabile, quasi una provocazione, gli è bastata un'occhiata per bocciarla. A Villa San Martino è Niccolò Ghedini, ancora una volta, a cercare di evitare lo strappo con il coordinatore pro tempore Giovanni Toti.
Ma trovare la quadra è difficile. La bozza preparata da Paolo Romani, uno dei più vicini al governatore ligure, pare insieme a Maurizio Gasparri per l'altra coordinatrice Mara Carfagna, è incentrata su primarie aperte ai non iscritti a Forza Italia e sul ruolo di presidente a vita per Berlusconi, che cederebbe al nuovo coordinatore uscito dalle elezioni il potere di dettare la linea politica e scegliere gli uomini. Una specie di pensionamento, riservandogli giusto il 10% dei parlamentari da indicare. Roba da finire dritta nel cestino, visto che già la sola parola primarie fa innervosire il Cavaliere. Ci vuole altro per ottenere l'ok del leader, ma Toti fa sapere che accetterà solo una mediazione che attribuisca al numero 2 del partito poteri reali, sul resto si può discutere. «Il modello dei due ruoli è un po' quello di presidente della Repubblica e presidente del Consiglio», spiega un dirigente di Fi. Però Berlusconi su quel tipo di Quirinale non è pronto a salire. Così, al momento, è stallo. La riunione del Board a 5 doveva essere questa settimana ma probabilmente slitterà all'inizio della prossima. A meno che non si combini qualcosa stasera, quando Antonio Tajani tornerà a Roma da Bruxelles, dove è stato eletto ieri a capo della conferenza dei presidenti di tutte le commissioni del parlamento europeo. Nella capitale ci sarà anche il governatore, per la conferenza Stato-Regioni, e naturalmente sia la Carfagna che le capogruppo Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini. La sintesi accettabile potrebbe essere quella di aprire il voto a chi farà una «pre-iscrizione» al partito, condividendo una Carta dei valori di Fi. «Un'apertura controllata - spiega un big azzurro-alla società civile e alle liste civiche, per andare oltre agli iscritti come vuole Toti, ma evitare che partecipino cittadini estranei al mondo degli azzurri e falsino il voto strumentalmente».. Rimane lo status del Cav, però. I due coordinatori si consultano sul rinnovamento di Fi e Toti continua a lanciare ultimatum: «Il partito dev'essere rivoluzionato dalle fondamenta. Deve cambiare pelle, faccia, programmi e organizzazione. L'unica cosa che non ho intenzione di fare è aspettare ancora. Se c'è voglia di fare questo, io ci sono. Se non c'è, ognuno ha di meglio da fare». I suoi uomini dicono in giro che se alla prossima riunione non ci sarà la svolta, Toti è pronto a rompere. Per fare che cosa è più difficile da capire.
La Carfagna media, non vuole cedere alle pretese, difende il ruolo di Berlusconi, ma non vuole apparire come la conservatrice e insiste sui contenuti più che sulle regole. Anche Gelmini e Bernini lavorano per evitare una scissione che, al di là dei numeri, creerebbe un danno d'immagine a Fi, già in difficoltà.
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