
Sull'immigrazione il presidente della Camera Roberto Fico si smarca sempre di più dal suo governo: «Siamo una Repubblica democratica fondata sul concetto di accoglienza, che è un valore sempre. In ogni epoca e ogni tempo», dice a margine della visita al museo Capodimonte a Napoli.
Dopo aver già preso le distanze qualche giorno fa dalla linea dura dei porti chiusi dettata dal ministro dell'Interno Matteo Salvini, Fico torna ad attaccare l'esecutivo sottolineando che «ci sono principi e valori che vanno oltre le leggi scritte, che sono quelle dell'accoglienza delle persone in sofferenza e più deboli». «Al di là dei governi e dei Parlamenti - aggiunge la terza carica dello Stato - la legge suprema ti chiede di aiutare le persone ed è quello che si deve fare». Per il presidente della Camera «salvare delle vite in mare è fondamentale», perché «ogni volta che muore una persona nel Mediterraneo, così come dalle altre parti, dobbiamo sentirci tutti coinvolti». Una presa di distanza sempre più decisa dalla politica del governo, anche se Fico ritiene che le responsabilità dell'ultima tragedia del mare con 117 morti («Un giorno di lutto per il nostro Stato») debbano essere condivise con l'Unione Europea. «O l'Europa decide di fare una politica estera comune nel Mediterraneo oppure è un'Europa destinata a fallire», afferma.
Un concetto condiviso anche da Gino Strada: «In Europa abbiamo una classe dirigente che deve essere processata per crimini contro l'umanità». Ma anche il fondatore di Emergency ce l'ha soprattutto con Salvini. Lo chiama «fascistello» e dice di essere stupito dalla sua «completa disumanità». «Il suo atteggiamento - attacca - non è soltanto non solidale, indifferente, gretto, ignorante, ma criminale».
La replica del ministro dell'Interno non si è fatta attendere: «Gino Strada mi definisce oggi disumano, gretto, fascistello, criminale. Solo? Evidentemente la fine della mangiatoia dell'immigrazione clandestina lo sta facendo impazzire. L'Italia ha rialzato la testa, possono insultarmi mattina, pomeriggio e sera: tutte medaglie, io non mollo!».