Cronache

Fido resta a casa col badante: tutti a caccia del "pet sitter"

Le strutture dove "parcheggiare" gli animali non vanno più. Per loro 7 italiani su 10 rinuncerebbero alle ferie

Fido resta a casa col badante: tutti a caccia del "pet sitter"

Il pet sitter è un po' l'alter ego del baby sitter, o meglio "della" baby sitter, visto che si tratta sempre di donne, l'arcinota ragazza che si chiama quando i nonni o non ci sono o non hanno tempo (questi nonni moderni!) e una cena di lavoro, o semplicemente una serata di svago, impediscono ai legittimi genitori di gestire i bambini. Ecco allora che entra in campo la magica e implorata figura della baby sitter che, magari all'ultimo momento, sbroglia situazioni potenzialmente drammatiche per il matrimonio della coppia. Con l'aumento esponenziale degli animali d'affezione (i cosiddetti "pet") che hanno colonizzato le nostre case e famiglie negli ultimi tre decenni, il problema ora si pone anche per loro, specialmente nel periodo delle vacanze. Cani e gatti (ma anche coniglietti nani, criceti, furetti e compagnia bella) sono ormai sul punto di entrare, a tutti i diritti, nel nucleo familiare e non è distante il giorno in cui si andrà a fare il loro certificato di residenza non più all'anagrafe canina, ma a quella umana.

Nei paesi più progrediti e civili, la figura del pet sitter ha una precisa regolamentazione e il titolo è certificato da un diploma che si ottiene attraverso corsi parauniversitari. Al futuro "badante" degli animali, s'insegnano le norme di pronto soccorso, le basi del comportamento animale e della convivenza tra pet e bambini. Questo è un tasto importantissimo, visto che le aggressioni fatali o con lesioni gravi, inferte dai cani ai bambini, avvengono in oltre l'80 per cento dei casi in ambito familiare, nella propria casa o in quella di amici.

Nel nostro paese esiste una realtà, che si chiama Pawshake e colma, almeno in parte questa carenza. Fondata da due ex dirigenti di eBay, Dries Coucke Tangu Peers nel 2013, la sua attività è nota in 15 paesi di tutto il mondo, tra cui Canada e Australia. Ora attiva anche in Italia, la sua "mission" è quella di mettere in collegamento chi ha a cuore il destino dei propri animali fornendo un servizio di pet sitter assicurato.

Secondo una recente indagine di Pawshake, buona parte degli italiani vede di buon occhio il lavoro del pet sitter e ne sente la necessità, ma oltre il 60% dichiara di avere avuto notevoli problemi a trovare un a persona di fiducia.

Su questo non ho alcun dubbio perché, in tempi non sospetti (20 anni fa), fondai nella mia città una piccola azienda, dotata di un mezzo atto al trasporto di cani e gatti, proprio con l'intento di fornire a privati e piccole industrie un servizio di dog sitter. Il fallimento del mio misero business fu decretato dal fatto che gli italiani (e non credo solo quelli) si fidano ben poco a lasciare le chiavi di casa in mano a persone che non conoscono, anche se ben referenziate. Il fatto poi di non avere una figura "paramedica" certificata aggrava la situazione. Eppure la richiesta c'è, perché dall'indagine di Pawshake emerge che il 78% degli italiani è disposto a rinunciare alle vacanze se non trova una soluzione per il suo animale, il 47% fa chiamate via skype per controllarlo, il 36% ne sente la mancanza più di un familiare, il 93% non si fida di canili e pensioni, l'81 % pensa a lui quando deve prendere importanti decisioni su auto o casa e il 18% gli concede di dormire sul proprio letto. A proposito, una curiosità: un quarto degli intervistati, in caso di poco spazio, allontanerebbe il partner dal letto piuttosto del gatto (e in certi casi mi pare del tutto comprensibile).

Dunque, spazio al pet sitter.

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