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Fillon ormai azzoppato E la destra sarkozysta prova a rialzare la testa

Spunta anche una vecchia intervista in cui la moglie del candidato dice: non lavoro per lui

Fillon ormai azzoppato E la destra sarkozysta prova a rialzare la testa

È cominciata l'offensiva dei sarkozysti. Una nuova conta interna. Dopo le primarie di novembre che hanno indicato François Fillon leader dei Républicains e candidato presidente «con oltre 4 milioni di francesi che si sono pronunciati», ricorda lui da ogni palco possibile la destra gollista prova a uscire dall'impasse. Come? Tra tweet sibillini, smentite e voci di sostituti. Tutto fa brodo per sgretolare la già precaria corsa di Fillon. Sgretolarla per costruire un'alternativa più attrattiva: secondo l'ultimo sondaggio, infatti, sette cittadini su dieci pensano che Fillon debba abbandonare la corsa all'Eliseo.

È possibile continuare così? Dopo che in tv si vede la moglie del candidato dire a ripetizione: «Non sono mai stata assistente di mio marito, né ho mai svolto un lavoro simile per lui» (l'intervista è del 2007). Mentre lui sostiene a oltranza che il contratto per cui Penelope ha percepito 800mila euro in dieci anni era effettivo e non fittizio come da 15 giorni il settimanale Canard Enchainé prova? No, secondo buona parte dei maggiorenti repubblicani. Specie quelli che non si sono visti interpellati sulla strategia da seguire, né tantomeno per incarichi di peso dopo il repulisti nel partito post-primarie.

L'ultima riunione dell'ufficio politico risale al 29 novembre. Poi più nulla. Nessun confronto. C'era un leone pronto a divorare gli avversari nella corsa presidenziale. Tutti erano con lui. Ora è psicodramma e la destra francese è alle prese con un candidato azzoppato, in pieno Penelope-gate, che però non vuol mollare.

Ecco allora che prende corpo la prima ipotesi per salvare il salvabile, senza dover rischiare che la base guardi oltre i recinti repubblicani. Per esempio votando Emmanuel Macron. Convocare un ufficio politico guidato dai saggi del partito e indicare un nuovo candidato alle spalle di Fillon, l'ipotesi più plausibile. A cominciare da Laurent Wauquiez, erede del sarkozysmo di maniera, o Xavier Bertrand, molto rispettato a destra dopo aver battuto Marine Le Pen alle regionali in Hauts-de-France.

C'è poi chi tra i banchi dell'Assemblée raccoglie firme pro-Juppé in vista di una seconda ipotesi. Ripescare un candidato dalle primarie. Alain Juppé, giunto secondo, ha già escluso la sua corsa. Ma glielo chiedono in molti. La terza ipotesi sarebbe una nuova consultazione, costringendo Fillon a rinunciare dopo uno scandalo aumentato al quadrato, che coinvolge ora anche due dei suoi figli (84mila euro per consulenze legali pur non essendo ancora abilitati come avvocati). «Ha abusato del sistema e da un punto di vista morale i francesi non possono accettarlo dice in tv l'europarlamentare repubblicano Renaud Muselier . Ha perso la sua credibilità, non voglio sparare sulla Croce rossa, ma deve arrendersi all'evidenza».

Tra le accuse a Fillon, perfino quella del tesoriere dei Républicains Daniel Fasquelle, relativa alle donazioni ottenute dal suo micropartito Forza Repubblicana: «È assolutamente incomprensibile», dice, come rivelato giovedì da Mediapart, che le donazioni in favore della campagna presidenziale siano andate lì e non ai Républicains. Dominique Strauss-Kahn fu costretto a lasciare nel 2011. Le ragioni erano diverse, ma anche all'epoca si parlò di complotto.

Per Fillon, c'è una «lunga serie di calunnie»; di «cani» che vogliono abbattere il suo progetto politico e una visione liberale della Francia.

«Continua la corsa», dicono direttore della campagna e portavoce. Un volantino sarà distribuito dai militanti pro-Fillon a partire da oggi: «Stop alla caccia all'uomo». Ma la caccia è più che altro al sostituto.

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