Roma - L'intensificazione dei flussi migratori degli ultimi anni ha portato a una recrudescenza del fenomeno del caporalato nel settore agricolo. In Italia sono arrivati soggetti vulnerabili e facile preda di sfruttatori, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Ecco perché la Guardia di Finanza ha intensificato i controlli nel settore, raggiungendo risultati che parlano di repressione e controllo degli eventi criminali. Le caratteristiche del sistema di produzione agricola in Italia, basato sullo scarso utilizzo di sistemi meccanizzati ad alto contenuto tecnologico, rendono necessario l'impiego intensivo della manodopera non specializzata, addetta soprattutto alla raccolta dei prodotti nei campi. L'imprenditore agricolo, al fine di ottenere risparmi di gestione, affida spesso il reperimento della forza lavoro a un «caporale», ossia a un soggetto che recluta le persone bisognose di lavoro per impieghi a condizioni di sfruttamento e senza nessuna tutela previdenziale e assistenziale.
Questo sistema illecito di reclutamento, in cui la criminalità è sempre più infiltrata, permette di ottenere elevati margini di profitto grazie allo sfruttamento delle condizioni di bisogno e di disagio economico e sociale di coloro che sono in cerca di lavoro. Il fenomeno non è più circoscritto a singole realtà regionali, ma abbraccia tutto il territorio nazionale e, in particolare, il Meridione. Si riscontrano problemi legati al caporalato nella Piana di Gioia Tauro, in Calabria, nella Piana del Sele, in Campania, nel Vulture e l'Alto Brandano, in Basilicata, nell'Agro Pontino, nel Lazio e nella provincia di Foggia. L'azione delle Fiamme Gialle nel contrasto al fenomeno del caporalato si fonda su un approccio multidisciplinare volto a colpire tutte le manifestazioni di illegalità a esso collegate e a disarticolare, anche e soprattutto sul piano patrimoniale, le organizzazioni criminali che reclutano manodopera irregolare. In merito, a dicembre 2017 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa con l'Ispettorato nazionale del lavoro che sigla una collaborazione volta al contrasto dello sfruttamento del lavoro nero in campo agricolo. L'intesa prevede, tra le altre cose, incontri periodici tra il capo dell'ispettorato territoriale del lavoro e il comandante delle Fiamme Gialle.
I dati relativi ai risultati ottenuti parlano chiaro. Per ciò che concerne il lavoro sommerso i lavoratori in nero scoperti sono stati 10.449 nel 2016, 10.114 nel 2017 e 6.414 a settembre dell'anno in corso. Gli irregolari due anni fa furono 8.776, lo scorso anno 11.533 e nel 2018 6.281. I datori di lavoro verbalizzati per l'utilizzo di lavoratori irregolari sono stati 4.629 nel 2016, 4.525 nel 2017 e 2.956 nel 2018. Se si guarda il dato specifico relativo al caporalato si arriva a 76 soggetti denunciati nel 2016, 80 nel 2017 e 52 nel 2018. Gli arrestati, nei tre anni, sono stati rispettivamente 6, 20 e 30. Sempre riguardo ai denunciati, la maggior parte lo è stata per favoreggiamento delle condizioni di illegalità dello straniero (205 lo scorso anno e 107 da gennaio a fine agosto del 2018), ma 89 soggetti nel 2017 e 74 nello stesso periodo del 2018 sono stati denunciati per impiego da parte del datore di lavoro di stranieri privi del permesso di soggiorno. Infine, 80 e 52 nei due anni per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Tra le operazioni portate a termine e legate al caporalato si ricordano la «Macchia nera», lo scorso luglio a Mola di Bari, che ha portato all'arresto di 3 soggetti, tra cui l'addetto alla contabilità di un'azienda di Bisceglie e ancora la «Negotium», a Pavia, con 12 misure cautelari nei confronti dei responsabili di un'associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, all'intermediazione illecita di manodopera e allo sfruttamento del lavoro.
Il 3 settembre scorso, nell'ambito di un incontro con il vicepremier Luigi Di Maio alla Prefettura di Foggia, al quale hanno preso parte tutti i rappresentanti delle Istituzioni, delle forze dell'ordine e dei sindacati per definire una nuova strategia nazionale di contrasto al fenomeno, è stato assicurato al ministro che la Guardia di Finanza, quale forza di polizia economico finanziaria a competenza generale, continuerà a svolgere azioni strutturate di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura.
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