Fino a 300 euro in meno: dal 2019 sulle pensioni un nuovo effetto Fornero

Taglio ai coefficienti degli assegni per chi si ritira l'anno prossimo: in media meno 1,2%

Fino a 300 euro in meno: dal 2019 sulle pensioni un nuovo effetto Fornero

Il governo appena insediato vuole cancellare la legge Fornero. Ma presumibilmente non farà in tempo a disinnescare l'effetto di una delle parti meno conosciute della riforma previdenziale varata dal governo Monti.

Un meccanismo che, come gli altri della Fornero, si somma a quelli delle precedenti riforme e non viene applicato in nessun altro sistema previdenziale. Ma che in Italia si è fatto sentire con un taglio delle pensioni del 12% in 10 anni, secondo il quotidiano economico Italia Oggi. È l'adeguamento automatico del coefficiente di trasformazione.

In sostanza, la riforma del 2011 prevede che per rendere sostenibile il sistema debbano variare a scadenze fisse, oltre all'età del ritiro, anche i parametri alla base della formula che serve a calcolare la pensione sulla base dei contributi versati. Chiaramente a danno del pensionando che, vivendo di più, si appresta a percepire più assegni.

La novità di questi giorni è un decreto legge pubblicato nella Gazzetta ufficiale venerdì, ma approvato il 15 maggio scorso, quando il governo Conte non era ancora in carica e Luigi Di Maio non era ministro del Lavoro. La legge ha fissato un nuovo adeguamento che comporterà un taglio medio dell'1,2% per chi andrà in pensione nel 2019.

L'adeguamento vale solo per le pensioni calcolate con il metodo contributivo. Altra beffa per le nuove generazioni di pensionati, sfavorite rispetto a quelle precedenti che hanno avuto la fortuna di avere una pensione calcolata sulle ultime retribuzioni. Ma anche una sfida al nuovo governo che vorrebbe invece favorire i pensionati del sistema contributivo, tagliando le rendite dei «retributivi» più ricchi.

L'ultima volta che è stato adeguato il coefficiente di trasformazione è stato nel 2016, prima ancora nel 2013. Effetto della riforma Fornero che ha stabilito scadenze fisse triennali per rivedere i coefficienti. Con questo ultimo adeguamento, un lavoratore che andrà in pensione a 65 anni nel 2019 prenderà una pensione inferiore dell'1,5% rispetto a chi ha avuto la fortuna di ritirarsi un anno prima.

Il taglio non risparmierà pensionati in tarda età, nonostante l'intenzione della riforma Fornero fosse quello di spostare in avanti l'età del ritiro. Un 70 che andrà in pensione il prossimo anno perderà quasi il 2%. Dai 2.943 euro del 2018 ai 2.887 del 2019. Un pensionato che nel 2012 avrebbe avuto diritto a 4.000 euro di pensione, dal 2019 percepirà 3.733 euro.

Il coefficiente di trasformazione esiste dai tempi della riforma Dini, quindi in vigore dal 1996. Da allora e fino al 2010 aveva già garantito ricalcoli (al ribasso) delle pensioni in media dell'8%.

Ai sindacati era stato promesso un tavolo per rivedere i criteri di calcolo, ma non è mai stato avviato. Tra le proposte, quella della Uil.

In sostanza, spiega il segretario confederale Domenico Proietti, si tratta di applicare i diversi coefficienti non agli anni di pensionamento ma alle coorti di nascita. Un sistema più equo e anche un disincentivo ad andare in pensione prima per evitare i tagli. Anche perché, gli esperti di previdenza prevedono un esodo di lavoratori per evitare la prossima stretta, prevista nel 2021.

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