La finta agenda della "fase 2": è un governo di sopravvissuti

La legge di Bilancio salva l'esecutivo, ma le distanze tra Lega e M5s restano, dall'autonomia ai conti pubblici

La finta agenda della "fase 2": è un governo di sopravvissuti

Era un governo con i giorni contati, oggi no. A risollevarne le sorti non è stato un colpo d'ala della maggioranza né un ritrovato spirito unitario tra M5s e Lega. Se l'esecutivo guidato da Giuseppe Conte resterà in carica anche in autunno e perlomeno fino all'inizio del 2020, se lo stesso premier non farà gli scatoloni perché sfiduciato da Matteo Salvini e Luigi Di Maio non è perché da oggi inizia la fase due dell'esecutivo gialloverde, ma perché questa maggioranza dovrà portare a termine la legge di Bilancio 2020.

Vincolata da pressioni forti. Innanzitutto quelle istituzionali e di garanzia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Un po' paradossalmente, il Carroccio e i pentastellati sono costretti a convivere e sopravvivere anche perché l'Europa gli ha riconosciuto un sì che non era per nulla scontato. O meglio, ha detto sì alle nuove stime sui conti pubblici 2019 forniti dal ministro dell'Economia Giovanni Tria alla Commissione europea, che hanno evitato all'Italia la procedura di infrazione per debito eccessivo.

La convivenza è forzata, come dimostrano gli attriti continui. La sfiducia del leader leghista e ministro dell'Interno verso i pentastellati perché non rispettano la linea ferma sull'immigrazione. Una quasi crisi interna che ha costretto anche il ministro dell'Economia - tirato in ballo dai retroscena sull'irritazione di Salvini - a precisare che sulla Motonave Alex la Guardia di Finanza (che dipende da via XX settembre) ha fatto il suo dovere nel contrastare l'ingresso in porto.

La fase due del governo non parte sotto i migliori auspici, visto che le distanze nel governo sono ancora rilevanti, soprattutto sulle questioni chiave come l'economia o l'autonomia differenziata.

Oggi a Palazzo Chigi si terrà un vertice con Conte, i ministri interessati e i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Quattro giorni fa, sempre nella sede della Presidenza del Consiglio, un altro vertice sull'autonomia che non ha portato a niente. L'obiettivo è di varare un testo al prossimo Consiglio dei ministri.

Obiettivo all'apparenza meno impegnativo, quello delle nomine europee. C'è da scegliere il commissario italiano, forse alla Concorrenza, ma solo se il governo proporrà un nome non sgradito a Bruxelles. Prima c'è da scegliere il ministro per le Politiche Ue.

Il governo dovrà superare indenne il giudizio, non scontato nemmeno questo, delle agenzie di rating. Il 9 agosto Fitch, il 6 settembre Moody's.

Poi toccherà a quella che si annuncia come la sessione di bilancio più difficile degli ultimi anni.

La legge di Bilancio parte con un conto da 23,1 miliardi per un impegno politico unitario: cancellare gli aumenti dell'Iva in programma per il 2020. Ma nonostante le difficoltà i due partiti di maggioranza si stanno già dividendo su tutto il resto e sono a caccia di misure di bandiera da portare in dote al 2020.

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria pensa a una riduzione delle aliquote Irpef da 5 a 3. Riforma poco costosa che piace anche al M5s.

La Lega insiste sulla flat tax, sia pure in una versione alleggerita, simile a quella già in vigore per le partite Iva. Poi le misure per le famiglie. Erano un cavallo di battaglia dei pentastellati, ora è la Lega a volerle. Divisi da strategie e obiettivi, uniti al governo dei sopravvissuti.

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