Fiorello al momento giusto: «Attenti a chi organizzerà spettacoli con i vip per il terremoto. Ho ricevuto già almeno quattro inviti. Io lo so come funzionano queste cose: preferisco donare privatamente e non dire nulla». Di solito il re dei nostri showman si tiene alla larga da politica e polemiche varie. Stavolta ci entra con un videomessaggio su Facebook live dal Laos: «Dicono cantiamo insieme poi scopri che non va tutto in beneficenza. Ci sono le spese, gli affitti, troppi organizzatori e non sai dove finiscono i soldi. Diciamola tutta: non c'è bisogno di cantare, contribuisci direttamente e il gioco è fatto».
La questione è vecchia come il cucco e genera sempre polemiche a non finire tra ipocrisie e convenienze diffuse, stratificate, opportunistiche. D'altronde è un costume tipico di casa nostra: distillare il dolore a proprio uso e consumo. Attenzione, non sempre in malafede. Ma è ovvio che spesso (ci sono eccezioni) le grandi montagne di solidarietà producono un topolino di incassi netti dopo essere stati setacciati da tasse, spese e appropriazioni varie.
Ora ci risiamo. E, come neanche tanto velatamente fa notare Fiorello, l'ingranaggio si è già massicciamente messo in moto visto che si sono già scatenati ben quattro promoter (un record visto il periodo vacanziero). Insomma ora marcia indietro. Altolà al business del caro estinto terremotato. Basta fare i solidali con le macerie degli altri. Torna, o dovrebbe tornare, la beneficenza privata, silenziosa ma cospicua, di chi dona senza farlo sapere. Di chi aiuta senza l'aiutino collaterale. Dopotutto, specialmente per devastazioni così gigantesche e pubbliche, non c'è bisogno di sensibilizzare: tutti sanno, tutti vedono, tutti sono in condizioni di dare aiuto. Qui non si parla di malattie rare e sconosciute o di istituzioni dimenticate ma da salvare. Si parla di qualcosa di così grave e invadente che persino la Bbc, lontana e austera, ha deciso di aprire una sottoscrizione pubblica. Quindi perché organizzare un megaevento con popstar che si mettono in scena per inscenare solidarietà e portare a casa un incalcolabile valore aggiunto? Fiorello ha dato la scossa al momento giusto, cioè quando la macchina apparentemente solidale ha iniziato a mettersi in moto. Attenzione. Fermi tutti. Un appello che (in silenzio) sicuramente è stato accolto da tanti «vip» che, nel caso, guai se dicono di no e devono fare buon viso a cattivo gioco di fronte a un invito pubblico. In fondo in Italia gli artisti sono sempre di fronte alla «doppia tagliola»: se accettano di partecipare allo show solidale, parte la sarabanda di insinuazioni sull'avido opportunismo. Se non accettano, idem: e le accuse sono di menefreghismo. Stavolta Fiorello è arrivato al momento giusto e le sue parole, sensate e sensibili, potrebbero invertire la marcia.
Mettete vera beneficenza dentro ai vostri cannoni. Un appello diffuso che ieri emergeva qui e là in rete e che Selvaggia Lucarelli ha focalizzato sull'annuncio di Fedez e J Ax di devolvere il 100 per cento dei ricavi dei prossimi tre mesi di Vorrei ma non posto e Andiamo a comandare di Rovazzi (i due tormentoni usciti dalla loro etichetta Newtopia) alla ricostruzione di scuola elementare e asilo di Amatrice. «Gesto generoso ma scuole e ospedali li deve ricostruire lo Stato» dice sostanzialmente lei.
Non fa una piega, anche se agevolare la ricostruzione non è un peccato. Ma forse sarebbe meglio farlo cospicuamente in privato senza spettacolari annunci di devolvere proventi discografici. Specialmente se si tratta di brani destinati in breve tempo a ridurre di molto gli incassi.
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