Fitto parla già da Commissario europeo. "Serve una spesa buona, come fa l'Italia"

Il ministro degli Affari europei in pole per la commissione Ue: "Abbiamo raggiunto il maggior numero di obiettivi del Pnrr"

Fitto parla già da Commissario europeo. "Serve una spesa buona, come fa l'Italia"
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Nel giorno in cui cala il sipario sulla 45esima edizione del Meeting, Giorgio Vittadini si confronta con Raffaele Fitto, Enrico Letta - estensore del Rapporto strategico sul Mercato unico europeo - e Piero Cipollone, membro del board della Bce sul tema dello sviluppo economico dell'Unione europea. Gli occhi sono puntati sul ministro per gli Affari europei, visto che potrebbe essere l'ultima sua grande apparizione pubblica nell'attuale veste prima della sua nomina a Commissario europeo, visto che il suo nome comparirà a chiare lettere nella lista da inviare entro il 30 agosto alla riconfermata presidente Ursula von der Leyen come candidato italiano all'esecutivo europeo.

Se Enrico Letta invita a migliorare il coordinamento comunitario - «abbiamo speso 140 miliardi di euro per aiutare l'Ucraina. Ma con quei soldi abbiamo comprato materiale non europeo e creato posti di lavoro in Turchia, Corea del Sud, Michigan, Wisconsin, Pennsylvania. Gli Stati Uniti hanno creato posti di lavoro negli Stati Uniti. Abbiamo bisogno di integrarci di più» - Fitto mette l'accento sul lavoro che il governo sta svolgendo sul fronte del Pnrr - core business del suo mandato - e al modo in cui l'Italia è chiamata ad affrontare la questione del debito.

Nello scenario economico attuale, nel post-Covid, dice il ministro, in tutta Europa «la spesa pubblica è aumentata e in alcuni casi è aumentata in modo discutibile. In Italia abbiamo bisogno di una riduzione della spesa pubblica improduttiva. C'è bisogno di una spesa buona, una spesa positiva, di qualità della spesa, l'unica che ci può consentire di rientrare del debito e questa è legata al Pnrr. Italia ha il più grande piano Pnrr d'Europa e gli occhi degli altri Paesi sono puntati su di noi». L'Italia sta dimostrando a Bruxelles l'efficienza del Sistema Paese e della propria macchina amministrativa. «Il rapporto intermedio che la Commissione europea ha approvato qualche mese fa, dando mandato a dei valutatori esterni, dice con chiarezza che l'Italia è il Paese che ha raggiunto il maggior numero di obiettivi del Pnrr e che nella fase di avanzamento e performance del Piano è più avanti rispetto a tutti. Non lo dico per alzare le penne, lo dico perché mi dispiace un po' che nel dibattito italiano questo rapporto sia scomparso nelle nebbie dell'assenza e non venga valorizzato e perché non è un risultato del governo, ma del Sistema Paese». Inoltre questo riconoscimento non riguarda solo la nostra capacità di spesa, ma anche la qualità delle nostre riforme visto che per ottenere le rate di finanziamento ci sono molti obiettivi intermedi basati sulla capacità di portare a termine le riforme. Queste riforme vanno integrate in un sistema che consenta di iniziare un percorso nuovo per il futuro».

L'ultima riflessione riguarda la corsa all'allargamento dell'Unione europea che deve essere valutato con attenzione.

«L'allargamento ha avuto una accelerazione per ragioni diverse da quelle che tradizionalmente hanno portato l'Europa ad allargarsi verso altri Stati membri» e che «sono state frutto di valutazioni collegate alla necessità di guardare alla situazione geopolitica», ma «non possiamo pensare di andare verso un allargamento senza porci il problema dei costi, perché non è possibile poter fare le stesse cose con un'Europa molto più grande con le stesse risorse. Dobbiamo essere consapevoli che la politica agricola e di coesione potrebbero non essere più le stesse».

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