Alle nove di ieri mattina, Augusto Morena è entrato nel seggio numero 5, ha consegnato i documenti e il certificato elettorale, ha ritirato la scheda con i nomi dei cinque candidati sindaci di Budrio. E non ha votato per nessuno di loro. Ha preso la matita copiativa e di traverso sulla scheda ha scritto: «Davide Fabbri sei un eroe». Davide, il suo amico barista che la sera dell'1 aprile, al bar Gallo di Riccardina, quando Igor Vaclavic gli è entrato nel locale in tuta mimetica e passamontagna, non si è arreso. E che adesso riposa nel cimitero qua vicino.
Solo questa mattina si saprà esattamente quanti dei quattordicimila elettori di Budrio hanno scelto di annullare la scheda con la loro rabbia per la morte di Fabbri e per il brutto capitolo di storia patria che ne è seguito, la gigantesca caccia all'uomo durata due mesi è finita nel nulla. «Igor per noi è un latitante come tutti gli altri», dice adesso il generale Fischione, comandante dei carabinieri emiliani, ed è un brusco ritorno alla realtà dopo l'enfasi dei primi giorni, «non avremo pace fino a che non lo avremo preso». Da Livorno, ai carabinieri arriva persino una cartolina di sfottò in stile Vernacoliere, firmata Igor.
Igor - o Norbert che sia - è scappato ed è inevitabile che a Budrio la beffa pesi su queste elezioni altrimenti ordinarie e fin troppo sonnacchiose, l'eterno Pd contro rivali che di volta in volta si danno il turno nell'inane sfida. Qualunque sia il numero delle schede annullate col nome di Fabbri, la gente di qui si sente offesa. «Perché - spiega il sindaco piddino uscente e probabilmente entrante Giulio Perini - per noi a lungo la storia si dividerà in due, il prima di Igor e il dopo Igor. Qui tutto é cambiato. Noi abbiamo sempre chiesto che le istituzioni facessero il loro dovere come viene chiesto a noi. E tra la gente c è oramai la preoccupazione che questo non avvenga».
Igor non verrà preso: non presto e non qui, a meno di miracoli. «Il 31 maggio i carabinieri ci hanno detto chiaramente che la caccia era finita», dice il rappresentante della lista civica nel seggio di Bagnarola, dove Fabbri avrebbe votato se fosse ancora vivo, e dove fino a sera hanno atteso invano Maria, la sua vedova. Le dichiarazioni ufficiali dicono che la caccia viene «rimodulata», espressione elegante per dire che lo sforzo militare non è servito a niente e adesso si passa alla routine delle solite ricerche e soprattutto alla cosiddetta intelligence: come forse si sarebbe dovuto fare fin da prima. Invece i carabinieri del Ros di Milano che offrivano attrezzature di intercettazione avanzata si videro declinare la proposta, d'altronde che bisogno c'è di diavolerie elettroniche se Igor (come voleva la leggenda) è nascosto in qualche argine a nutrirsi di erbe e rane? Invece Igor era già andato, chissà quando e chissà dove: e grazie a chissà chi. «Se ha vissuto dieci anni da queste parti - dice il rappresentante di lista a Bagnarola - non conosceva solo canali e ruderi. Conosceva anche qualcuno che lo ha aiutato».
Adesso, inevitabili, restano le polemiche. Il sindaco ha fatto togliere lo striscione appeso a un guard rail che chiedeva le dimissioni del ministro dell'Interno, e anche questo - racconta Augusto, l'amico di Fabbri - «ha spinto gente qualunque, di destra, di sinistra, leghisti, alla decisione di annullare la scheda». E ancora più stupore e fastidio ha dato la decisione della procura di Bologna di mandare i carabinieri a prelevare di mattina presto la vedova di Fabbri e portarla in caserma per interrogarla su presunti traffici di orologi che avrebbero messo il barista nel mirino di Igor: «Mentre la verità fin troppo chiara è che Igor è entrato lì dentro a casaccio, come poteva entrare ovunque», dice Giorgio Bacchelli, l'avvocato della donna.
Che adesso chiederà i danni al governo per avere lasciato Igor libero di scorrazzare e uccidere, invece di rispedirlo in patria.(Due battaglie nella storia di Budrio: nel 1467 Bartolomeo Colleoni contro i Montefeltro, nel 2017 lo Stato contro Igor. Al Colleoni andò meglio).
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