Flop del reddito grillino. Adesso non piace più neppure al Movimento

Un milione col sussidio: soltanto il 15% ha trovato lavoro. Alcuni 5S: "Da cambiare"

Flop del reddito grillino. Adesso non piace più neppure al Movimento

Si alza lo scontro politico sul reddito di cittadinanza, un'altra bandiera del Movimento cinque stelle al pari della prescrizione.

La attacca frontalmente il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che addirittura avanza l'ipotesi di un referendum sul mantenimento della misura: «Vorrei che l'Italia potesse decidere se continuare con questo meccanismo del sussidio che secondo me non funziona... oppure se mettere questi soldi per cose che servono. Credo che il reddito di cittadinanza sia un fallimento, quindi faremo la raccolta firme per un referendum: a me piace l'idea che chi di referendum ferisce, di referendum perisce». È battaglia aperta sul sistema del sussidio del quale lo stesso Movimento cinque stelle ha riconosciuto i limiti, tra il flop dei navigator e l'incapacità di ricollocare i percettori del reddito di cittadinanza sul mercato del lavoro. Stando agli ultimi dati disponibili aggiornati a febbraio, su 1,05 milioni di beneficiari che dovevano sottoscrivere il Patto per il Lavoro, quello che impegna a rispondere alle offerte proposte dai centri per l'impiego, sono state prese in carico solo 330mila persone. Di queste, 152.673 hanno trovato un lavoro, appena 15,19%.

Tanto che era stato lo stesso Movimento cinque stelle a proporre un emendamento al dl Sostegni per modificare alcuni paletti della misura, che non è però stato ammesso. La modifica firmata dalla grillina Valentina Dell'Orso voleva introdurre l'obbligo, per i percettori del reddito, di accettare offerte di lavoro stagionali entro i 100 chilometri dalla propria residenza «pena la decadenza del beneficio». Ed è anche uno come Marcello Minenna, oggi direttore delle Dogane ma anche ex assessore della giunta Raggi, fortemente voluto da Luigi Di Maio, a smontare la misura dalle colonne del Sole 24 Ore: «È da cambiare. È evidente la distorsione rispetto all'obiettivo di favorire l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro».

Sono sopratutto le imprese in uscita dalla pandemia, ristoratori, stabilimenti balneari e attività turistiche, a denunciare crescenti difficoltà nel trovare personale. E si tratta, secondo i datori di lavoro, di criticità riconducibili al reddito di cittadinanza che sarebbe un disincentivo alla ricerca di un'occupazione. Secondo i lavoratori invece la colpa sarebbe di salari troppo bassi che scoraggiano la domanda. «Quest'estate, noi abbiamo fatto una verifica. In tante attività economiche, alberghi, ristoranti, attività balneari, industrie di trasformazione agricola, aziende agricole, non si trovavano lavoratori stagionali e non si trovavano apprendisti. Credo che, in larga misura, questo sia dovuto anche alla presenza del reddito di cittadinanza», dice anche il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. «Obblighiamo - continua - chi ha il reddito di cittadinanza a fare anche un lavoro stagionale, avendo in più, oltre il reddito di cittadinanza, altri 500 euro al mese, pagati dalle imprese. Chi si rifiuta di fare il lavoro stagionale, deve perdere quello e quello».

E l'affondo è anche del candidato sindaco a Roma, Carlo Calenda: «Io credo che si possa chiedere, senza ledere la dignità di nessuno, a chi percepisce il reddito ed è in grado di farlo, di collaborare alla pulizia della città. Mezza giornata di lavoro, con integrazione di salario. Ripristiniamo la figura dello spazzino di quartiere. Presidio di decoro».

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