
Avanti tutta, ma non avanti tutti. La Global Sumud Flotilla tiene la barra dritta verso Gaza, respinge appelli e inviti a mediare compreso quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ma non tutti gli attivisti restano a bordo, mentre la flotta è ferma nelle acque greche intorno a Creta. Qualcuno, negli equipaggi, ha lasciato la propria barca per scendere a terra e mollare la spedizione.
Tra questi, a sorpresa, anche la portavoce italiana Maria Elena Delia. "Non stiamo facendo niente di male" ha spiegato, rifiutando l'appello di Mattarella ad accettare la mediazione del Patriarcato Latino di Gerusalemme per distribuire gli aiuti alla popolazione di Gaza. "Siamo pronti a valutare mediazioni, ma non cambiando rotta. Perché cambiare rotta significa ammettere che si lascia operare un governo in modo illegale senza poter fare nulla", ha aggiunto Delia. Che, poche ore dopo, è stata però richiamata in Italia dalla delegazione del Global Movement, che le ha affidato il compito di seguire in patria i rapporti con le istituzioni.
Intanto, come detto, le barche della flottiglia - al momento sono 52 restano quasi tutte alla fonda intorno all'isola di Koufonissi, a sud-est di Creta, mentre altre, tra cui la Karma (che ospita il dem Arturo Scotto) e la Zefiro sono state segnalate nel porto cretese di Ierapetra. E se la missione continua, qualche scafo deve dare forfait. Come la Family, danneggiata dagli attacchi subiti nei giorni scorsi, che ha già invertito la rotta per tornare a Barcellona, anche se qualche pezzo del suo equipaggio, l'ex prima cittadina di Barcellona Ada Colau e lo skipper barese Tony La Piccirella, proseguiranno verso Gaza su altre barche quando la flotilla tornerà in mare aperto. Il direttivo non ha dubbi sulla prosecuzione della missione, anche se il quadro resta incerto, e non solo per quanti hanno scelto di mollare nei sondaggi online lanciati dagli stessi equipaggi.
Ora, dopo essersi rifugiati nelle acque territoriali greche per sfuggire ai droni l'altra notte, i flotilleros sono in compagnia delle navi militari spagnole e italiane che li "scortano" mentre meditano sul da farsi. Per l'Italia, la fregata Alpino ha dato il cambio alla Fasan, mentre la Spagna ha mandato il pattugliatore d'altura Furor. Ma il ministro della Difesa Guido Crosetto ha chiarito: le navi sono lì per eventuali, non auspicabili operazioni di soccorso. La Farnesina, nel frattempo, ha rinnovato l'offerta di assistenza a tutti i cittadini italiani che decidessero di sbarcare in Grecia e non proseguire, avvisando che chi resta a bordo lo fa a proprio rischio e pericolo.
Restano con la Flotilla anche i quattro parlamentari italiani a bordo. Il deputato del Pd Arturo Scotto, che ha ringraziato Mattarella per aver riconosciuto "l'alto valore morale della missione", si dice convinto della necessità di continuare, ma vuol tenere aperto il dialogo con il Patriarcato Latino. "Saremo qui ad accompagnare la Flotilla", ha comunque ribadito. Ancora a bordo anche l'eurodeputata dem Annalisa Corrado, il senatore M5S Marco Croatti che ieri in una storia Instagram ha salutato come "una buona notizia" l'arrivo in rada a Koufonissi della fregata italiana e l'europarlamentare di Avs Benedetta Scuderi, che rivendica la natura "pacifica e non violenta" della spedizione, a metà strada tra dichiarazione d'intenti e auspicio, chiedendo anche a Mattarella di fare "pressione" per l'apertura di corridoi umanitari.
Ma il clima è tutt'altro che sereno. E il ritardo sull'arrivo previsto lievita: tra la flotta e Gaza ci sono 450 miglia nautiche e quattro giorni pieni di navigazione. Un tempo lungo, durante il quale possono succedere tante cose.
La prima è accaduta già ieri.
Quando la delegazione italiana della Flotilla, che evidentemente qualche preoccupazione ce l'ha, come si diceva all'inizio ha richiamato Delia "al fine di condurre un dialogo diretto con le istituzioni", il tutto "per garantire l'incolumità dei membri italiani dell'equipaggio e il raggiungimento degli obiettivi della missione nel rispetto del diritto internazionale". Tra sbarchi e imbarchi, forse c'è ancora spazio per la diplomazia.