Doveva essere il vento moderato e progressista sull'Iran. Hassan Rohani al posto di Mahmud Ahmadinejad; l'Occidente l'aveva salutato come la scommessa di un popolo che cambiava pagina. Era il 2013 e in campagna elettorale il presidente Rohani spacciava libertà e apertura per tutti, anche per le donne, evocando una «carta dei diritti civili». Promesse. Che a due anni dalla vittoria sono evaporate. Oggi l'effetto Rohani, l'uomo moderato, pragmatico, che mostrava simpatie per le posizioni dei riformisti, si è sgonfiato. E a pagare saranno -ancora una volta- le donne. Il progetto è di quelli che fanno rabbrividire: un piano demografico ambizioso, covato e partorito dalla vera e unica guida del Paese, Khamenei. L'obbiettivo è raggiungere entro il 2050 centocinquanta milioni di abitanti, raddoppiare per legge la popolazione della Repubblica Islamica dell'Iran. È la «Legge sull'incremento dei tassi di fertilità e sulla prevenzione del declino della popolazione». Gli uomini del presidente sono già al lavoro per varare la proposta di legge che renderà obbligatorio per le donne procreare il maggior numero di figli possibile. Al bando la sterilizzazione volontaria, bloccato l'accesso alle informazioni sulla contraccezione, vietati i contraccettivi di ogni genere. La mancanza d'accesso ai profilattici, in precedenza distribuiti negli ambulatori delle città e nei centri rurali per la salute finanziati dal programma di pianificazione familiare, provocherà un aumento delle infezioni a trasmissione sessuale, compreso l'Hiv. Verrà fortemente incoraggiato il matrimonio in giovane età. Quanto più una donna si sposi giovane, quante più volte potrà rimanere incinta. Questione di logica certo, e, come se non bastasse c'è l'ultima, peggiore esortazione, che è in definitiva la più convincente: nessuna possibilità di avere un contratto di lavoro se non si è madre. Insomma, niente figli, niente lavoro è l'equazione. Altro che il vento progressista a soffiare sulla Repubblica Islamica. Il corpo delle donne usato come macchine da riproduzione, strumentalizzato, piegato, abusato, asservito alla causa, maschilista e machista di una cultura bigotta e ottusa, fanatica e radicale. Amnesty International ha lanciato l'allarme. Ha raccolto documenti in un rapporto che si intitola: «Tu dovrai partorire. Attacchi ai diritti sessuali e riproduttivi delle donne in Iran» e descrive fino a che punto le autorità iraniane sono disposte ad arrivare per incoraggiare un maggior numero di gravidanze, nel mal concepito tentativo di aumentare la popolazione del Paese, attualmente in declino.
«Queste proposte di legge fortificano pratiche discriminatorie e riportano i diritti delle donne indietro di decenni» ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. «Interferenze inammissibili dello Stato nella vita delle persone. Nel loro zelante tentativo di proiettare un'immagine di potenza militare e di forza geopolitica aumentando i tassi di natalità, le autorità iraniane stanno calpestando i diritti delle donne: neanche il letto coniugale resta fuori dalla loro portata», ha proseguito Sahraoui.
Il provvedimento è stato approvato dal parlamento con una schiacciante maggioranza nell'agosto 2014 ed è ora sottoposto agli emendamenti raccomandati dal Consiglio dei guardiani, l'organismo che deve approvarlo prima che diventi legge.
Per capire che le condizioni delle donne non sono migliorate basta guardare la realtà.
La legge impone a tutti gli enti, pubblici e privati, di dare priorità nelle assunzioni agli uomini con figli, uomini sposati senza figli. Poi vengono le donne. Prima quelle sposate con figli. Che succederà a quelle single che non vogliono o non possono avere figli?
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