Roma Le Sardine sognano il modello Riace - quello di Mimmo Lucano per intenderci costoso e attualmente in contrasto con i decreti Sicurezza ancora in vigore. Però per attuare il progetto hanno bisogno di riaprire gli Sprar, i Servizi per i richiedenti asilo, chiusi da Matteo Salvini e convertiti all'accoglienza e tutela dei minori non accompagnati. La richiesta la stanno ripetendo come un mantra tant'è che l'idea la porteranno in piazza sabato 25 gennaio a Recco, in provincia di Genova, dove rivendicheranno la riapertura dello Sprar locale, chiuso a dicembre scorso. Oltre al debutto delle Sardine nel nordovest dopo la manifestazione di Torino, questa di Golfo Paradiso sarà l'occasione per parlare ancora una volta di immigrazione così come la interpretano loro. Un vero e proprio chiodo fisso per il quale il progetto da portare avanti è limpido: tutti gli stranieri presenti in Italia e senza permesso di soggiorno dovrebbero usufruire sì dei Centri di accoglienza, ma soltanto fino a un massimo di sei mesi dopodiché dovrebbero approdare, indistintamente, sul territorio usufruendo degli Sprar. Lo scopo è quello di mettere in piedi un percorso in continuità per distribuire facilmente gli immigrati nei territori senza dover ricorrere alle ripartizioni con gli altri Paesi dell'Ue che fino a oggi si sono dimostrate inefficaci. Questo sarebbe il piano suggerito da Lucano quando il 6 gennaio scorso le Sardine si sono riunite a Riace. Sarebbe lui infatti che cercando di rifarsi una sorta di verginità con il movimento emiliano dopo essere stato raggiunto da un nuovo avviso di garanzia per aver rilasciato documenti di identità a chi non aveva il permesso di soggiorno: promuovere un nuovo tipo di accoglienza portando nelle casse di onlus, cooperative ed enti benefici risorse fresche e con esse consensi elettorali a iosa. Almeno lo spera. Già, quei consensi che farebbero comodo anche a Jasmine Cristallo, la leader delle Sardine del Sud, che sarebbe stata individuata come candidato sindaco del comune di Riace per le prossime amministrative. Per riaprire gli Sprar ci vorrebbero da subito circa 150 milioni di euro. E soltanto per il primo step, poi le cifre inevitabilmente lieviterebbero tra alloggi in affitto, corsi di lingua, corsi di formazione, inserimento lavorativo e scolastico per i minori. Significherebbe dover riattivare tutti i servizi correlati con i 1.800 comuni facenti parte dell'elenco Sprar, in cui sono scaduti i progetti. Circa 500 al momento. Mentre solo 350 sono stati quello prolungati fino a giugno 2020. Insomma la proroga firmata dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, ai ragazzi di Mattia Santori & C. non basta: bisogna fare di più. L'idea complessiva è quella di riaprire i Servizi ai richiedenti asilo e trasformare i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) in Sprar fin da subito di modo da dislocare gli immigrati che presentano la domanda per ottenere il permesso di soggiorno su tutti quei territori che si dicono propensi ad ospitare usufruendo del bonus di 700 euro per ogni straniero accolto. Addio controllo allora.
Gli stranieri passerebbero dalla gestione del ministero direttamente ai comuni perché sarebbero questi a gestire e rendicontare le risorse necessarie. E soprattutto nei piccoli comuni sarebbe facile ottenere il favore elettorale degli occupati nell'ambito dei progetti di accoglienza.
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