Erano 345 ad agosto. Sono saliti a 369 in questi mesi. Tanti sono i detenuti considerati a rischio fondamentalismo islamico all'interno delle carceri italiane. Sono soggetti che vengono controllati dalle forze di polizia penitenziaria tra gli oltre 11mila e 500 detenuti di fede islamica perché manifestano segnali di radicalizzazione religiosa. Sono 152 i casi più «gravi», quelli monitorati con attenzione dal Dipartimento di amministrazione penitenziaria: si tratta di detenuti che hanno mutato abitudini e costumi all'interno delle strutture, abbracciando posizioni fanatiche, diventando spesso punto di riferimento per compagni di cella fragili e potenziali reclute di adepti all'Isis. Altri 144 sono solo segnalati, protagonisti di episodi lievi, e 73 sono attenzionati. Ma le stime potrebbero essere inferiori al numero reale di integralisti, vista la strategia di dissimulazione messa in atto per sfuggire al controllo degli agenti.
E c'è massima allerta anche sui 40 stranieri accusati di terrorismo internazionale che si trovano reclusi negli istituti penitenziari in attesa di giudizio: il rischio è che possano continuare la loro opera interrotta dagli investigatori in cella, svolgendo una funzione di richiamo verso altri detenuti predisposti a radicalizzarsi. Non solo stranieri: nel 2016, 20 italiani si sono convertiti in carcere.
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