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Fondi e uomini per il Viminale accogliente

Venti consulenti per i nuovi progetti di asilo. E ripartono i bandi per i centri

Fondi e uomini per il Viminale accogliente

Roma - I funzionari del Viminale da qualche giorno sono già pronti a rimettere in moto la macchina mangiasoldi di quell'accoglienza pressoché indiscriminata che accomuna le spese per l'ospitalità degli stranieri a tutta una serie di altri servizi correlati. E per scaldare i motori in seno al governo Conte bis, e all'arrivo della neo ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, sono già partiti il sistema di monitoraggio delle condizioni dei centri, alcuni progetti di integrazione e di interpretariato sociale, non ultimo il controllo e gestione dei flussi. Pronti sul tavolo circa due milioni (2.017.760 euro) per avviare un'infornata di 20 consulenti esterni che, una volta ingaggiati, dovranno essere a disposizione e supporto degli uffici coinvolti nella gestione del sistema d'accoglienza degli immigrati. Lo scopo di questi nuovi collaboratori sarà anche quello di studiare nuovi progetti per il sistema comune di asilo (il cosiddetto Ceas) di cui si parla tanto in Europa, fin dal 2016, ma poco si è realizzato.

Come per incanto però riappaiono anche i nuovi bandi di gara per l'accoglienza diffusa e le proroghe di affidamenti già in corso. E dire poi che spesso gli atti siglati a sostegno delle proroghe nella pubblica amministrazione sono stati definiti da autority Anticorruzione e tribunali amministrativi illegittimi e quindi ricusati in sede giudiziaria. Forse però questo codicillo diventa superfluo quando si tratta di prolungare l'appalto affidato alla rete di imprese capeggiata dalla società Cles, presieduta da Alessandro Ferdinando Leon, figlio del più celebre Paolo. A Cles e soci sono stati assegnati con trattativa privata 300mila euro per monitorare la rete di accoglienza fino a dicembre. Vale a dire che invece di indire una nuova gara si è preferito organizzare un tavolo per proseguire nell'intento con una nuova offerta tecnica. In prima istanza, ossia per un anno e mezzo di studio e monitoraggio, scaduto proprio a luglio scorso, il gruppo di imprese tra cui il Cespi di Piero Fassino e la cooperativa milanese di Massimo Conte fautore della battaglia per l'integrazione di rom e sinti, aveva intascato ben 2 milioni 780mila euro. Si riparte quindi con gli stessi attori. Stessa commedia. Solo in replica: aiutare i disperati naufraghi del mare salvati dalle Ong e distribuire a pioggia i soldi dell'erario pubblico per alimentare cooperative, enti benefici e onlus.

Senza dimenticare che la neo inquilina del Viminale è una strenua sostenitrice dell'accoglienza diffusa. Più conosciuta negli ambienti come Sprar. Ovvero la rete dei Servizi di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati che però Matteo Salvini nei suoi 15 mesi di mandato aveva subito trasformato in Siproimi. Una rete di servizi appositi per i minori e i rifugiati certificati. Non si esclude invece che questa modalità di accoglienza e servizi verrà di nuovo modificata: si manterranno in piedi progetti già finanziati per i giovani immigrati (circa 2 milioni di euro) ma si incrementeranno anche quelli per i richiedenti asilo che rientreranno nelle grazie del governo Conte bis. E con loro non si esclude che si rimetterà in moto anche il meccanismo della tutela legale gratuita per chi vuole richiedere la protezione internazionale, procedere al ricorso, usufruire dell'interprete per colloqui in sedi amministrative e giudiziarie.

Insomma porti aperti, Mediterraneo tempestato da navi umanitarie, sbarchi ininterrotti e ritardi nei rimpatri.

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