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Fondi Lega, i rimborsi in 76 anni salvano il nome

I parlamentari pagheranno 50mila euro al mese per restituire 49 milioni. A rischio via Bellerio

Fondi Lega, i rimborsi in 76 anni salvano il nome

C'è già chi in casa cinquestelle ironizza e parla di «pace fiscale» tra la Lega e la procura di Genova sulla rateizzazione in 76 anni concessa al partito di Matteo Salvini per restituire i 49 milioni di fondi sequestrati. Se saranno pagate regolarmente le rate da 100mila euro ogni bimestre, 50mila euro al mese, 600mila euro l'anno, l'estinzione del debito dovrebbe avvenire nel 2095 (3 milioni sono già stati acquisiti).

Il denaro potrà arrivare anche dall'utilizzo della storica sede milanese della Lega di via Bellerio (in dotazione alla Pontida Fin) e sarà regolarmente versato su un conto di garanzia della Guardia di Finanza. Il partito pagherà più del convenuto se nelle proprie casse avanzerà altro denaro proveniente da donazioni e versamenti, al netto dello «svolgimento delle iniziative di vita politica e associativa» garantite dall'intesa. Nel frattempo, sono stati versati 140mila euro già disponibili. È stata un'istanza della difesa a chiedere il pagamento rateale.

Il Carroccio, però, ha già depositato un ricorso in Cassazione contro la sentenza del tribunale del Riesame del capoluogo ligure del 6 settembre scorso che ha disposto il sequestro così tanto discusso. Anche perché l'accordo sul pagamento in tranches non blocca l'inchiesta in corso per riciclaggio. E ieri il sostituto procuratore generale di Genova, Enrico Zucca, nella sua requisitoria al processo d'appello, ha chiesto la conferma dei 4 anni e 10 mesi per l'ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, condannato in primo grado per truffa ai danni dello Stato con Umberto Bossi. Per l'ex segretario della Lega la richiesta è invece di 1 anno e 10 mesi (contro i 2 anni e 6 mesi della sentenza di primo grado). Il segretario Matteo Salvini, in ogni caso, ha rinunciato a far costituire la Lega parte civile nel processo.

Il procuratore di Genova, Francesco Cozzi, che in un'intervista al Corriere aveva anticipato come sarebbe stato impossibile procedere al sequestro se la Lega avesse nel frattempo cambiato nome (scelta così non più necessaria), spiega perché quest'intesa sarebbe conveniente per entrambe le parti: «Si eviterà l'incapienza totale per la Lega e per lo Stato, che non dovrà impegnarsi in dispendiose attività di ricerca fondi». Mentre fioccano polemiche politiche e proteste dell'opposizione («Lega ladrona» ironizza Maria Elena Boschi, lieta di poter restituire gli attacchi ricevuti in passato), il procuratore Cozzi ne fa una questione di prassi consolidate e conti che devono quadrare: «Abbiamo fatto quel che viene fatto in procedure analoghe. Per evitare di soffocare aziende operative, la Procura vanta il suo titolo per un parte dei proventi futuri».

In casa Lega non esultano: «Continuiamo a ritenere la sentenza sbagliata, ma per responsabilità depositiamo i soldi a garanzia».

A pagare le rate, spiegano, saranno i parlamentari del Carroccio.

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