Le forbici di M5S e Lega sul contratto di governo "Così è troppo costoso"

Si cercano coperture per pensioni e flat tax Ma c'è chi ancora teme una patrimoniale

Le forbici di M5S e Lega sul contratto di governo "Così è troppo costoso"

Il leader dei pentastellati dice di essere «orgoglioso» dell'intesa trovata su alcuni temi come tasse, pensioni e politica e sociale. Ma al tavolo del contratto uno dei temi affrontati dai tecnici di Lega e M5S è quello delle coperture. I due partiti vincitori del voto del 4 marzo hanno ragionato sui costi dei vari punti del contratto, concordando sul fatto che vadano contenuti rispetto alle premesse.

La ragione è semplice ed è stata sintetizzata ieri dall'azzurro Renato Brunetta. «Per finanziare il programma economico sottoscritto da Lega e Movimento Cinque Stelle occorrerebbe una manovra finanziaria monstre stimata tra i 65 e i 100 miliardi di euro».

Cifra in grado di «mettere a repentaglio la tenuta del bilancio dello Stato, considerando che le coperture sono del tutto aleatorie».

Il riferimento è in particolare ad un maxi condono, la rottamazione di tutte le pendenze con il fisco pagando il 10% del dovuto. Poi dalla previsione di entrate extra provenienti dai consumi, incentivati dalla politica fiscale del nuovo governo. In entrambi i casi si tratta di coperture non consentite dalla leggi italiane ed europee.

I calcoli sulle coperture non tengono conto di altri 20 miliardi che andranno trovati nel 2019 per evitare l'aumento dell'Iva e per coprire le spese indifferibili.

Il nodo risorse, insomma, è forse più complesso di quello tutto politico dell'intesa sul premier e comincia a preoccupare il mondo dell'economia, che oggi si farà sentire in Parlamento in occasione delle audizioni sul Def.

Anche se nei giorni scorsi il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha assicurato di non essere preoccupato, tra le imprese si teme un taglio alle agevolazioni alle imprese che fanno parte delle tax expenditures.

Il dubbio è che per tagliare delle tasse se ne aumentino altre. Le battute dei giorni scorsi attribuite a Berlusconi e quelle di Giorgia Meloni sono il frutto di un calcolo semplice e anche dei ragionamenti che si stanno facendo nella associazioni delle imprese.

«Finché non vi sarà un Governo coraggioso sul fronte della riduzione della spesa pubblica, il rischio di nuove tasse sarà sempre nell'aria», spiega il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa. «Quanto alla patrimoniale, sappiamo che quella più facile da riscuotere è quella sugli immobili, che però ne hanno già due da ben 21 miliardi di euro annui, l'Imu e la Tasi».

Il ritorno delle tasse sulla prima casa porterebbe in dote al nuovo governo circa quattro miliardi. Un po' meno se fossero esclusi i redditi bassi. Un costo politico troppo alto da pagare per il nuovo governo.

Coperture difficili anche sul fronte delle pensioni, uno dei temi sui quali non c'è stata nessuna difficoltà a trovare un'intesa. La coalizione giallo verde ha detto di volere eliminare la legge Fornero. La formula è quella di tornare alle quote, cioè a un requisito pensionabile dato dalla somma di età anagrafica e contributiva, fissando quella principale a 100. Tradotto significa un anticipo di circa tre anni.

Non è una proposta

rivoluzionaria e ricalca alcune delle modifiche proposte negli ultimi anni. Il costo è stato calcolato in 5 miliardi di euro all'anno. Molto meno rispetto alla abolizione della riforma Fornero. Comunque una cifra difficile da coprire.

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