Politica

"Formazione e pene più severe. Comincia la lotta al cyberbullismo"

La senatrice Licia Ronzulli: il nostro testo ha convinto anche la Segre

"Formazione e pene più severe. Comincia la lotta al cyberbullismo"

Senatrice Licia Ronzulli, come presidente della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza, ha lavorato per mesi sul fenomeno del cyberbullismo. Ora questo lavoro viene tradotto in una norma.

«Abbiamo lavorato per comprendere il fenomeno e scattarne una fotografia fedele e lo abbiamo fatto in maniera davvero bipartisan, anche con la firma della senatrice Liliana Segre. Abbiamo puntato sulla prevenzione da parte della famiglia, sulla conoscenza dei nuovi linguaggi da parte dei genitori e sulla consapevolezza dei ragazzi che devono capire che quello che si mette sulla Rete rimarrà online a vita».

Avete dedicato il vostro lavoro a Carolina Picchio, la ragazza che si è tolta la vita perché vittima di cyberbullismo.

«È un caso che ha colpito tutti noi, in particolare chi come me è genitore. Il testo licenziato dalla Commissione bicamerale ha come obiettivo una cosa sola: che il sacrificio di Carolina non si debba mai più ripetere. Il bullismo e la sua versione digitale restano una mina pericolosissima per l'integrità delle nuove generazioni».

Il cyberbullismo può essere considerato una piaga figlia dell'era dei social?

«Certamente. Il cyberbullismo miete moltissime vittime. È più aggressivo e pericoloso del bullismo tradizionale. La vittima dei bulli poteva sempre trovare lo scudo della famiglia. Le vittime del cyberbullismo non hanno scampo, invece, e restano indifese di fronte all'amplificazione di offese o di azioni private».

Quali sono le misure concrete che sono state recepite come emendamento alla manovra?

«Abbiamo stanziato un milione l'anno per tre anni per la formazione degli insegnanti, fondi che permetteranno alle scuole di organizzare corsi contro il pericolo di un uso sconsiderato della Rete. L'ignoranza delle responsabilità nell'uso criminale dei social è dilagante tra i giovanissimi. Bisogna far comprendere loro che non possono rendersi complici semplicemente condividendo sui social materiale violento e offensivo».

La scuola e la famiglia sono il vero antidoto al cyberbullismo?

«Sì, la scuola e la famiglia hanno un ruolo essenziale. Devono riuscire a far germinare il senso di responsabilità e il rispetto per la diversità. Però i deterrenti non devono mancare, per questo abbiamo istituito l'aggravante per i reati di bullismo commessi attraverso la Rete.

Inoltre la speranza è che questa misura sia soltanto il primo tassello di un vero welfare per l'infanzia a tutela dei diritti dei minori».

Commenti