Cronache

Forteto, spariti i fascicoli sulle violenze

Scomparse le carte necessarie per chiedere la revisione del processo

Forteto, spariti i fascicoli sulle violenze

Uno scandalo che non finisce più. Prima gli abusi, le violenze sessuali, i maltrattamenti inflitti ai bambini tra le pareti di quella che tutti ritenevano una comunità modello. Ora la scomparsa delle carte processuali, necessarie ad alcuni genitori dipinti come orchi per giocare finalmente la carta della revisione e vedersi restituire l'onore perduto.

Insomma, la beffa dopo tanto dolore: la storia vergognosa del Forteto di Vicchio del Mugello non è ancora finita, come ha documentato nei giorni scorsi il quotidiano Il Tirreno, e dovrebbe essere studiata in vista dei referendum sulla giustizia.

Andava tutto al contrario nella comunità fondata da Rodolfo Fiesoli come un'arca per ospitare ed educare i piccoli che non potevano più restare in famiglia. Per trentacinque lunghissimi anni il Forteto è stato un presunto modello, una bandiera sventolata dalla nomenklatura toscana e dal sistema di potere fiorentino: gli psicologi, i servizi sociali, i giudici minorili, la politica di una delle regioni rosse d'Italia. E invece era l'esatto contrario: vessazioni fisiche e psicologiche sugli innocenti che in più di un caso si erano pure inventati o erano stati indotti a fabbricare le prove della colpevolezza dei loro padri.

Solo nel 2015 Fiesoli è stato condannato, e insieme a lui alcuni suoi collaboratori, con una pena a 14 anni e 10 mesi, ma davanti alla Commissione d'inchiesta del parlamento la pm Ornella Galeotti ha tracciato un quadro inquietante: «Ho passato giorni e giorni a piangere leggendo gli atri che riguardavano le vittime di questi orrori, ma mi sono sentita molto sola. Molti colleghi mi avevano tolto il saluto, ero diventata il soggetto deviante nell'ambiente fiorentino».

E ancora, con parole scioccanti: «Ho visto accadere cose in questo processo che non mi sono mai capitate quando lavoravo in Calabria dove questo genere di pressioni e di atteggiamenti non mi è mai successo».

Eppure il Forteto aveva un peccato originale, una macchia che avrebbe dovuto allarmare i cantori e gli estimatori della fattoria: Fiesoli era stato condannato nell'85, proprio per maltrattamenti, a due anni di pena. Con tanto di verdetto definitivo. Ora, come racconta sempre Il Tirreno, pure i fascicoli di quella vicenda sono spariti. «Un guaio - spiega l'avvocato Giovanni Marchese, legale dell'associazione delle vittime del Forteto - perché là dentro ci sono i nomi di chi si spese a favore di Fiesoli».

Sciatteria. Confusione. Disguidi burocratici. Chissà. I paradossi del Forteto non finiscono mai. Fiesoli, intanto è in carcere, a Parma, ma presto potrebbe uscire: ha superato gli ottant'anni, è malato e i suoi legali si battono perchè gli sia concesso un trattamento più soft.

Ma i padri e le madri dei fanciulli portati via in quegli anni lontani non sono ancora in pace: sono almeno cinque le persone che hanno intrapreso la via della revisione. Due l'hanno già ottenuta, con la cancellazione di condanne ormai sbiadite nel tempo, altre vorrebbero seguire la stessa strada, ma c'è quell'ostacolo incredibile sul loro cammino: non si trovano più i loro fascicoli.

Un'altra pagina di trascuratezza inqualificabile. In un modo o nell'altro il problema verrà superato, ma intanto l'attesa si allunga e qualcuno è già morto con la patente del mostro appiccicata addosso, mentre era solo un povero disgraziato travolto da una catena di calunnie. Esattamente come è capitato negli anni Novanta con l'inchiesta sulla pedofilia in provincia di Modena. La cupa parabola del Forteto testimonia gli stessi errori, le stesse omissioni, le stesse negligenze. Con drammi a cascata e un passaggio agghiacciante in più: se non c'erano state prima, le violenze avvenivano proprio al Forteto. Dentro l'oasi lodata da tutti. «C'era una coltre di consenso - ha concluso la pm davanti a deputati e senatori - che non si riusciva a colpire, anche dopo la sentenza.

In ogni caso, per trent'anni in Toscana si è assistito alla sospensione di tutte le regole e le leggi in materia di affidamento dei minori».

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