Roma - La chiamano «la mossa del cavallo», dentro Forza Italia, l'uscita di Silvio Berlusconi alle consultazioni al Quirinale. Perché, come negli scacchi, con un'iniziativa inattesa si è liberato di un impedimento e cerca di uscire da una situazione critica. «Ha detto - spiega uno degli azzurri più vicini al leader - io ci sono, Fi è centrale e chi vuole trattare con il centrodestra deve farlo anche con noi. La conseguenza è la decisione di andare in delegazione unica al Colle la prossima settimana, così Di Maio che nega l'esistenza della coalizione avrà una bella foto di famiglia, nel luogo più istituzionale d'Italia, di Berlusconi, Salvini e Meloni insieme. Come farà, allora, a tenere il punto?».
La prima volta, spiegano in Fi, «era giusto andare separati, per rimarcare le diverse identità, ma ora andando uniti si dimostra che l'interlocutore è tutto il centrodestra, con il suo 37%. Si fa capire a Di Maio che se vuole allearsi non sarà alle sue condizioni e che siamo noi a dover valutare le sue proposte. E s'induce Salvini a decidere tutti insieme la prossima mossa».
Anche per Antonio Tajani la decisione del leader sulle consultazioni è «una risposta a Di Maio, al suo tentativo di dividere la coalizione, che invece così si dimostra unita e forte». Il presidente del Parlamento Ue precisa: «Non siamo un partito unico, ma ci siamo presentati con un programma unico e dire che non esiste il centrodestra, è una fictio iuris». Per lui, «ci vorranno settimane per trovare la quadratura del cerchio» e si augura che avvenga «prima del Consiglio Europeo» di fine maggio.
Si conta sull'abilità politica del Cavaliere, per superare i veti 5Stelle ed impedire al leader leghista di stabilire da solo un asse con il Movimento, sempre con un occhio a quel che si sta muovendo nel Pd. La delegazione unica al Colle per la capogruppo alla Camera Maria Stella Gelmini è «una buona notizia. Un segnale positivo per la formazione del governo». Per la vicepresidente della Camera Mara Carfagna, «dimostra la solidità della coalizione. Un governo non può escludere la coalizione vincente e i partiti che hanno contribuito al risultato».
Ad un accordo con i 5Stelle su «un programma minimo» apre l'azzurro più filo-Carroccio, Giovanni Toti, che a Circo Massimo su Radio Capital, precisa: «Se ci sarà, sarà una dolorosa necessità», ma «votare adesso sarebbe scellerato». Il governatore ligure assicura che «non c'è nessuna fronda in Fi», per sostenere dall'esterno un governo Salvini-Di Maio. «Una sorta di governo - dice - che traghetti il Paese a fare una nuova legge elettorale, a sterilizzare le clausole di salvaguardia, credo che Mattarella dovrà metterlo in piedi. Potrebbe durare 1-2 anni. Un governo di coalizione centrodestra-M5s che dura 5 anni non è facile».
Al Quirinale gli azzurri prevedono che Berlusconi non farà da semplice comprimario, parlerà e tratterà come Salvini. In qualche modo, l'ultima decisione imprime un'accelerazione al processo e c'è chi ragiona così: «Se si troverà un accordo prima delle regionali in Friuli del 29 aprile, sarà bene per noi.
Dopo, con una possibile stravittoria di Fedriga e della Lega, magari con Fi in calo e con un possibile successo del M5s in Molise il 22, Salvini e Di Maio avrebbero una ragione in più per dire: gli elettori ci chiedono di fare un governo insieme».
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