Roma Scouting nel «patrimonio di talenti» di Forza Italia e argomenti forti su cui puntare. Silvio Berlusconi ha messo al lavoro il gruppo ristretto dei dirigenti azzurri e aspetta da loro proposte, idee e volti nuovi per il rilancio del partito.
Il confronto tra il leader azzurro e il comitato ristretto che lo affianca dovrebbe tenersi nella capitale la prossima settimana, dopo i ballottaggi amministrativi di domenica, che daranno gli ultimi segnali sullo stato di salute di FI e del centrodestra. Il Cavaliere da Arcore studia le mosse del governo, ne valuta le fibrillazioni interne, mantiene sempre aperto il canale di comunicazione con il vicepremier Matteo Salvini.
Ma a Roma Antonio Tajani, vicepresidente in pectore di Fi, partecipa ad una riunione con i parlamentari di Fi a Montecitorio e mette in guardia dal rischio di appiattirsi sulle posizioni dell'alleato, di diventare «pappagalli della Lega». Sottolinea che non può essere il ministro dell'Interno a fare la politica estera. Per il presidente dell'Europarlamento, che guida l'ala moderata ed europeista, bisogna rimarcare identità e autonomia del partito, per evitare il rischio di «salvinizzazione». Come Gianni Letta, Tajani è convinto che per difendere l'elettorato azzurro non si può diventare brutta copia della Lega. Ai parlamentari spiega che serve anche il coraggio di distinguersi da alcune posizioni del Carroccio. Che in agricoltura, ad esempio, non vuole ratificare il Ceta, accordo commerciale Ue con il Canada. Sui flussi migratori e in particolare gli hotspot Tajani, preoccupato dal ruolo del premier Giuseppe Conte, stretto tra Salvini e Di Maio, fa notare che un atteggiamento troppo aggressivo indebolisce il potere contrattuale del nostro Paese. Quando c'era Berlusconi al governo, dice, i rapporti con gli altri leader dei Paesi Ue erano da pari a pari, ora non è così. Tajani partecipa alla presentazione del Rapporto annuale sull'avvocatura del Censis e oggi sarà al convegno sugli Stati generali dei Trasporti, poi con il candidato-presidente al III Municipio, Francesco Maria Bova. I suoi toni sono moderati, ma decisi. Dice che l'Ue deve decidere sulla difesa delle frontiere esterne, o sarà «un danno enorme per la sua sopravvivenza». Sui rom, che «appartenere a una comunità non può essere né una aggravante né una attenuante. Chi delinque deve essere punito».
Negli ultimi giorni di campagna elettorale i big azzurri battono il territorio al fianco dei candidati di centrodestra. Ma in parlamento, dopo le nomine nelle commissioni, chiamano governo e maggioranza alla «prova dei fatti».
Dice la capogruppo alla Camera, Mariastella Gelmini: «Il tempo della propaganda e degli slogan è finito. Si lavori per il Paese, su fisco, lavoro, pensioni, famiglie».Fi farà, assicura la presidente dei senatori Anna Maria Bernini, opposizione «attenta, ferma ma non preconcetta».
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